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“Sostiene Bollani” riporta la musica jazz su Rai3, ma non è un talent

Il conduttore-musicista Stefano Bollani, tornato con la seconda edizione del programma, spiega le caratteristiche di questo esperimento ambizioso e low cost: “Mi ispiro a Bernstein e Luttazzi”
A cura di Andrea Parrella
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E' tornato in tv Stefano Bollani, che ieri ha proposto la seconda puntata di Sostiene Bollani, programma già visto nella seconda serata domenicale dell'autunno dello scorso anno. Questa edizione presenta differenze sensibili rispetto alla prima, più divulgativa, o meglio dettata da una diversa impostazione, vista l'assenza di Caterina Guzzanti. Bollani, conosciuto principalmente come uno dei più talentuosi pianisti nostrani, stesso l'ha detto in un'intervista: "Regista, autori, studio sono rimasti gli stessi, abbiamo invece tolto le presenze fisse, come quella di Caterina Guzzanti, questo per dar possibilità a molti più ospiti di intervenire, ho più interlocutori. Ho voluto togliere l'impostazione allieva-maestro, senza intaccare l'aspetto divulgativo del programma. Caterina tornerà comunque nell'ultima puntata". 

Si tratta ancora di un esperimento, il bis del tentativo di fare qualcosa che in tv non si fa mai, ovvero tentare di portare la musica jazz in televisione, in una maniera decisamente lontana da quella solitamente proposta dai talent show, che infatti Bollani disprezza, o quantomeno non ritiene prolifici dal punto di vista del lancio nel mondo della musica per i concorrenti: "Non credo che per il jazz, ma neanche per quel che riguarda il pop e il rock, siano poi così importanti. Certo, possono sembrare un buon trampolino di lancio, però il rischio è che dopo il successo iniziale tutto finisca presta, un’illusione". La domenica sera concede a Bollani la facoltà di dare meno conto all'auditel di quanto avrebbe dovuto fare se la Rai l'avesse eventualmente piazzato in prima serata. Il suo è un programma, come lo stesso Bollani "sostiene", che non comporta costi vertiginosi, anzi tutt'altro. Esistono pochi esempi similari in tv in tutto il mondo, qualcosa di similare, a detta sua, si fa solo in Francia o in Germania.

Stefano Bollani è l'ennesimo a fare televisione senza guardarne, cercando una strada narrativa che sia atipica: "Il nostro format è un po' in mezzo a due spettacoli molto vecchi che passarono in tv: il programma del compositore e direttore d'orchestra Leonard Bernstein che spiegava con un linguaggio semplice e con esempi pratici concetti musicali anche piuttosto complicati. E poi mi ha molto segnato l'esperienza tv di Lelio Luttazzi, che alternava comicità e musica di qualità". Insomma, un modo diverso per parlare di musica in televisione esiste, non comporta spese considerevoli. Poco ma sicuro che nel caso di Bollani il tutto sia avvantaggiato dalla sua presenza, che contribuisce a dare al programma una caratura assolutamente singolare e inattesa. A contribuire a questo fine ci sono chiaramente gli ospiti, di altissima levatura, come lo è stata Paola Cortellesi nella prima puntata:

Ci sarà il fenomeno del momento è Gregory Porter, il cantante jazz, l'israeliana Noa, la cantante di fado Mafalda Arnauth, ma anche Giovanni Sollima, tra gli italiani, Paolo Angeli il chitarrista sardo. Nella prima puntata ho iniziato invitando 4 amici, 4 possibili declinazioni del pianoforte: Dado Moroni, Antonello Salis, Francesco Grillo e Lorenzo Hengeller. Quattro modi di intendere lo strumento

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