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Omicidio Meredith, Sollecito si difende dalla condanna: “Non ci sono mie tracce”

Ospite di Domenica Live, Raffaele Sollecito espone quelle che reputa delle grandi contraddizioni nelle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher.
A cura di D.S.
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Raffaele Sollecito, ospite del salotto di Barbara D'Urso, ha voluto evidenziare quelle che secondo lui sono le grandi contraddizioni nel caso dell'omicidio di  Meredith Kercher. Il giovane ha iniziato affermando:

"L'accusa, prima di creare un teorema accusatorio, dovrebbe sincerarsi della realtà degli elementi. Si è parlato di una serata a base di droga e alcol. Dov'è questa droga? Dov'è l'alcol? Negli atti non ci sono. Io ho solo detto che quella sera avevamo fumato uno spinello, da lì sono arrivati a dire che c'era stato un festino a base di droga e alcol."

Sollecito, poi, ha parlato della presunta pressione subita dagli investigatori che l'hanno portato a fare confusione durante l'interrogatorio:

"Io quella sera ero a casa mia. Amanda era con me. Ho fatto molta confusione con gli investigatori all'inizio, perché mi avevano messo sotto pressione e in crisi. Così ho confuso degli eventi, ad esempio ho detto che avevamo fatto la spesa e invece l'avevamo fatta il giorno prima. Comunque io quella notte stavo a casa mia con Amanda."

Come molti ricorderanno, Amanda ha accusato Lumumba che è stato subito arrestato. Circa questo episodio, Raffaele Sollecito mostra delle perplessità circa l'operato della polizia:

"Perché l'hanno arrestato se non avevano mezzo elemento contro di lui? Senza accertarsi e basandosi solo sulle parole di Amanda. Quando la polizia si è accorta che ha sbagliato su Lumumba non ha rivisto tutto il quadro accusatorio. Si sono limitati a cacciare Lumumba e prendere Ghedè. Se io fossi stato un poliziotto, prima di andare a casa di Lumumba e sfondargli la porta, avrei fatto delle indagini. Se l'accusa dice che siamo stati tutti e tre, deve spiegarmi perché non c'era alcuna traccia di sangue di Meredith addosso a me. Non c'è nulla."

Ha spiegato, poi, di avere un alibi all'ora in cui è fatta risalire la morte della ragazza:

"La versione è cambiata nel tempo, ora dicono che Meredith è morta tra le 21:00  e le 22:00. Io ho un alibi. A quell'ora ero al computer a vedere "Il favoloso mondo di Amélie" insieme ad Amanda e ci sono altre interazioni sul computer. Secondo l'accusa, il mio movente sarebbe stato quello di essere solidale con Amanda. Secondo loro avrei ucciso una ragazza che non conoscevo, per una ragazza che conoscevo poco. È ridicolo"

Dell'esperienza in carcere ha detto:

"Mi hanno tenuto in un carcere di massima sicurezza, per proteggermi dagli altri detenuti dato che il reato di cui ero accusato era troppo grave. Comunque è stato eccessivo, io ho una buona educazione, sono un ragazzo che non ha mai fatto male a nessuno"

Ha ricordato, quindi, il giorno della sentenza che lo dichiarava colpevole:

"Ho sentito la sentenza in radio, ero già in Austria. Quando ho sentito della condanna e del ritiro di passaporto è stato un momento molto drammatico. C'era una bufera di neve. Mi sono fermato in un hotel vicino Udine per riposare. Mio padre mi ha mandato un messaggio dicendomi di presentarmi in Questura, la mattina dopo per consegnare il passaporto. Quando l'ho saputo, mi sono sentito morire dentro. Senza più speranze. Ti cuciono un vestito addosso e qualunque sia la realtà non interessa a nessuno."

Poi ha concluso:

 "Se si sposa una teoria che non ha basi reali si possono fare più vittime. Ora siamo io ed Amanda, ma con questo sistema può succedere a chiunque. I miei progetti sono ormai nel dimenticatoio e io sono bloccato in Italia. Io non sono un folle e non ho problemi psicologici, non posso aver commesso un delitto solo per solidarietà con Amanda."

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