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“Sex Education” è la serie tv Netflix di gennaio che non bisogna assolutamente perdere

Sembra quasi un presente alternativo quello di “Sex Education”, nel quale convivono gli elementi tipici della cultura anni ’80 e millenials, tra bigliettini di carta, stereo analogici, smartphone e computer portatili. Una narrazione studiata per sedurre gli adolescenti di oggi e di ieri, una scrittura brillante su cui giganteggia un cast praticamente perfetto.
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"Sex Education" è la serie tv Netflix che non dovete assolutamente perdere questo gennaio. È una serie tv che parla di sesso, di adolescenti, ne tratta i problemi tipici, quelli di sempre e quelli più attuali. Il bullismo, tangibile e cyber, l'omofobia, l'aborto, la droga, la sessualità a tutto tondo. Creata da Laurie Nunn e diretta da Kate Herron insieme a Ben Taylor, "Sex Education" parla di sesso con grande ironia, con una costruzione appassionante e con degli interpreti che sanno brillare di luce propria.

La trama di Sex Education

Otis (Asa Butterfield) è un adolescente sessualmente represso, figlio di una terapista sessuale di successo, esuberante e moderna, interpretata da una Gillian Anderson alla sua migliore prova dell'intero decennio. L'unico amico di Otis è Eric (Ncuti Gatwa), un gay non ufficialmente dichiarato ma con il pensiero fisso per il sesso. Quando Otis incrocia la ribelle Maeve (Emma Mackey), considerata da tutti la facile della scuola, nasce un'intesa dalle loro discussioni che li spinge a fornire consigli sessuali a pagamento a tutto l'istituto.

I punti di forza della serie tv

Siamo in un paesino inglese in un tempo imprecisato. Questo, uno dei punti di forza di "Sex Education". Sembra un presente alternativo nel quale convivo elementi tipici della cultura degli anni '80 agli smartphone e ai computer, che però non sono invasivi nel racconto. Per fare un esempio: in classe, nonostante l'esistenza della messaggeria istantanea, ci si lanciano ancora bigliettini di carta per i messaggi in codice. E la musica? La ascoltiamo ancora dagli stereo. E pompano gli anni '80. Tutto questo causa un effetto straniante, certamente voluto per avvicinare a questa serie i teenager di oggi e, soprattutto, quelli di ieri. Perché per capire la complessità e la profondità della generazione corrente, non possiamo che guardarci indietro, ai tempi di quando avevamo "la stessa faccia da cazzo dei pischelli che ora vedo in giro", per dirla con "Corso Trieste" de I Cani.

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