Serena Dandini: “Scappo dalla tv dei format, Lundini è un genio con cui lavorerei”
Nominare Serena Dandini vuol dire alludere a uno dei volti più influenti e incisivi della televisione italiana nella sua ultima età dell'oro. Ideatrice e conduttrice di programmi cult, da Avanzi a La Tv delle Ragazze, da L'Ottavo Nano a Parla con me, è stata soprattutto il simbolo di una televisione artigianale che per lungo tempo si è distinta per questa sua caratteristica, contrapponendosi al modello industriale che avrebbe avuto la meglio negli anni a venire, facendo prevalere modelli preconfezionati, spesso importati dall'estero. L'assenza di Serena Dandini dalla Tv, "per questo/questo/e quest'altro motivo", non sembra casuale e pare significativo che lei si rifugi in forme espressive alternative, come racconta in questa intervista a Fanpage.it.
Serena, dopo anni di televisione oggi arriva il suo primo podcast, "Il mio paradiso". Che cos'è?
È un esperimento in cui esploro le storie di persone che attraverso la loro ossessione per piante e giardini, hanno ricercato il proprio paradiso personale sulla Terra. Si tratta di personaggi di cultura arte e letteratura, ma anche perfetti sconosciuti, che a volte raccontano le cose più belle.
Con una semplificazione estrema si definirebbe un podcast sul giardinaggio. È tutto qui o ha ben altre ambizioni?
Come sempre l'ambizione è ben altra, il giardinaggio in sé rappresenta una metafora di tante cose, sicuramente di un mondo migliore. Se estendessimo il nostro micro-universo sul balcone a quel pianeta che massacriamo sarebbe buona cosa. Quindi il giardinaggio è anche un viatico per un mondo sostenibile e per una rivoluzione green. E poi si chiama "Il mio paradiso", va esplorare una nostalgia per un paradiso terrestre, un luogo in cui siamo stati o pensiamo di poter essere felici.
Che margini trova in questa nuova modalità espressiva che è il podcast?
È stata un'esperienza sorprendente. Ho fatto radio, Tv, teatro, ho scritto libri e il podcast, pur non essendo nulla di tutto questo, è una cosa che mi ha permesso di raccogliere tutta l'esperienza acquisita con questi diversi linguaggi. Poi mi sono fatta aiutare da un'attrice straordinaria, anche un'amica, Orsetta De Rossi, perché mi piaceva che non fosse un monologo un po' presuntuoso, l'idea di farmi mettere in difficoltà.
Inoltre il podcast si sceglie, a differenza di radio e Tv. C'è una regola d'ingaggio diversa con lo spettatore.
Sì, assolutamente, avere a che fare con un utente che non è passivo pone in un'altra prospettiva. Ma soprattutto, in un momento come quello che viviamo, reduci da una solitudine forzata, io me lo immagino un mezzo nuovo e molto interessante per affrontare la nostra contemporaneità.
Qualche anno fa in Tv aveva portato un programma che parlava di ambiente, con un titolo simile a questo podcast.
Sì, il titolo era "Il Paradiso è perduto?", aveva un punto di domanda che mi ponevo già 10 anni fa e oggi continuiamo a porcela. Attraverso le piante parlo delle condizioni del pianeta, della deforestazione in Amazzonia. Ma resta la sensazione che tutto ciò che accade fuori dal nostro recinto, dal nostro balcone, non ci tocchi. Non è così, ci toccherà e non c'è bisogno di andare al polo nord per capirlo.
Concorda con me che ci sia una difficoltà oggettiva a parlarne?
Sì, non gliene frega nulla a nessuno e parlarne, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione di massa, è ancora molto difficile. Io ci provo attraverso il podcast per questo. Gioco sulla nostalgia di questo paradiso terrestre da cui Adamo ed Eva sono stati cacciati, ma in realtà è forse Dio che se n'è andato perché ha visto come lo abbiamo distrutto questa Terra, che è stati il nostro paradiso terrestre prima che fossimo noi a metterci mano.
In televisione si immagina un tema così per un suo ritorno?
Mi sconfinfera un po' meno. La bellezza di uno strumento come questo è che con la voce puoi viaggiare nello spazio e nel tempo e con la televisione è più complesso farlo.
Dopo quello del 2019 con La Tv delle ragazze a un ritorno in Tv non sta pensando?
Al momento faccio fatica. Rifare nel 2019 La Tv delle Ragazze è stato quasi un atto eroico, perché c'era Stefano Coletta direttore che voleva moltissimo il ritorno.
Perché è così complicato?
C'è bisogno di un mentore, una persona che capisca come sei fatto e che ti permette di lavorare in totale in totale libertà, con le tue regole. Non siamo gente da format, con tutto il rispetto per chi lo sa fare al meglio.
Ha vissuto a pieno anni di bipolarismo politico in cui fare satira significava dare fastidio a un potere definito e identificabile. Oggi la satira chi la fa? E soprattutto qual è il potere con cui prendersela?
Da che mondo è mondo, un potere contro cui scagliarsi c'è sempre. Io credo che il vero potere la satira potrebbe essere utilissima in questo campo. Oggi la bestia nera è quella e il modo in cui la propaganda le cavalca. La satira è sempre un punto di vista che non dà risposte, ma pone domande. Porsele rispetto a un tweet o un post su Instagram, secondo me, non è cosa irrilevante.
La comicità oggi è in crisi?
Non credo sia in crisi, forse in trasformazione o adattamento alle nuove forme e piattaforme, come il web. La comicità, l'ironia, sono manifestazioni camaleontiche che una via di risorgimento la trovano sempre. Non credo possano mai morire.
In Tv ha lavorato con dei giganti della comicità, Guzzanti su tutti. Intravede degli eredi?
Trovo geniale Valerio Lundini, penso che sia un ragazzo molto in gamba ed è una persona con cui mi piacerebbe lavorare.