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Scoppia la febbre Balotelli e la Tv si fa la cresta

Sono giorni che non si parli d’altro, eppure di altro su cui parlare ce n’è. Parlare di Balotelli, per la Tv, è una scelta, la creazione di un fenomeno anziché la reazione ad esso. E in tempi come questi, pare francamente una scelta irresponsabile.
A cura di Andrea Parrella
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Milan vs Udinese - Serie A Tim 2012/2013

La febbre Balotelli, giunto al Milan da pochi giorni, sta ottenendo i suoi effetti e si è riversata definitivamente sulla televisione, in un campo che non si riesce a distinguere se sia effettivamente di sola competenza sportiva oppure se sia stato invaso, surrettiziamente, pure quello elettorale (il fatto che il suo acquisto porterà 400mila voti al Pdl è stima esclusivamente sondaggistica). Con un certo grado di superficialità il piccolo schermo ha da giorni accantonato la realtà, preferendo accanirsi sul fenomeno del neo milanista, descrivendone i minimi e finanche più insulsi particolari. Ieri, Sky ha lanciato, nel pre-partita e durante il match serale Milan-Udinese (in cui lui ha siglato una doppietta) una cosa tipo la SuperMarioCam, speciale telecamera con improponibile contrassegno cromatico che seguiva Balotelli passo passo, durante il riscaldamento così come mentre allacciava gli scarpini, oppure con le dita nel naso.

E ancora, in seconda serata, Gene Gnocchi ha doverosamente ironizzato sulla mania piazzando in testa a sé ed Adriano Bacconi una cresta sul grigio andante, per burlarsi della scelta stilistica di quattro dei sei attaccanti rossoneri. Roba che a questo punto gli alieni non paiono più loro quattro, ma i due che la cresta la disdegnano, forse per questioni di dignità (Bojan e Pazzini). La verità è che la tv, specie quella di ambito sportivo, la cresta se la mette, o meglio se la fa, volendo usare un'espressione colloquiale, disabituata com'era a colpi di mercato che portassero in Italia atleti capaci a far parlare di sé anche senza giocare. Non succedeva da anni e la mia memoria mi aiuta a ricordare che quando Ronaldo arrivò all'Inter, nel lontano '97, una strana sindrome fece prolificare in giro teste pelate come fossero funghi.

In certi momenti, come questo, sono persuaso a credere che la televisione stessa si dimentichi quale sia il suo ruolo, del suo influsso che possa avere sui telespettatori e non riconosca di assumere, furbescamente, un atteggiamento da finta tonta facendo credere che certi fenomeni, anziché crearli, li subisca, li rifletta o semplicemente li racconti. Tutti sanno, intimamente, molto bene, che al momento sarebbe il caso di parlare di ben altro. Una domanda, infine, si fa strada: ma Hamsik, il calciatore del Napoli che ha fatto della sua cresta una ragione di vita da molto tempo, non si sentirà defraudato a vedere attribuita ad un altro una sua creazione?

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