video suggerito
video suggerito

Sarà il Sanremo bello che non piacerà a nessuno?

L’edizione di quest’anno all’insegna della spending review, pare mancare dell’elemento indispensabile a un Sanremo: l’attesa. L’austerità costringerà all’inventiva e probabilmente ci saranno momenti di buona Tv, ma forse scontenterà tutti, specie il grande pubblico.
A cura di Andrea Parrella
36 CONDIVISIONI
small_130204-140736_To040213Spe_0024

Che Festival di Sanremo 2013 potremo aspettarci? Sarà senz'altro il Sanremo di Twitter, anche se è plausibile chiedersi cosa, oggi, non sia "di Twitter". Sarà il Sanremo del "abbiamo speso poco, non pretendete niente di che", un surrettizio invito ad abbassare le proprie aspettative, quando da che Sanremo esiste nessuno ha avuto chissà quali pretese, salvo quella di lamentarsene. Sarà il  Sanremo del "era meglio spostarlo", che chi avrebbe voluto spostarlo non capisce che Sanremo si muove con il Carnevale per affinità elettiva, pare si sposti come la Pasqua e, così come per la Pasqua, parecchi fanno fatica a capire perché un anno arrivi prima o dopo dell'anno successivo.

Sarà il Sanremo in cui mancheranno gli ospiti, i grandi ospiti. Ed è un bene, perché stai a vedere che sarà indispensabile farsi venire in mente qualcosa per portare a casa la pagnotta. E' una mancanza che si avverte nelle conferenze stampa, come mancasse materiale di discussione, si parla di come si farà una cosa, anziché del cosa si farà. Ma ancora meglio, sarà il Sanremo a cui difficilmente prenderà parte l'ospite internazionale giovane, quello che le adolescenti piazzate al piano alto dell'Ariston invocano a squarciagola svegliando la platea austera cui era già calata la palpebra. Se non fosse stato un Sanremo in stile spending review, con le foto del boiler a camera stagna di Fazio nel suo albergo a tre stelle e dell'inaugurazione dell'era morigerata Gubitosi, un nome avrebbe imperato su tutti: One Direction. Sarà il Sanremo del "però quest'anno, almeno, il livello degli artisti è buono". E questo è vero, per la più parte, non c'è nulla da obiettare.

Sarà il Sanremo del "che palle la Littizzetto", o per dirla in maniera più edulcorata, come farebbe mia madre: "devo dire la verità, prima mi piaceva, ma adesso è diventata troppo volgare". Praticamente Lucianina ha smesso di essere fine quando ha cominciato a dire poche parolacce, però esplicitamente; ma diciamolo, era molto più corrosiva quando ne diceva tante in silenzio, modalità ventriloquo. E' troppo facile dire che una volta era brava e adesso non lo è più? Il fatto è che non si tratta di bravura, è questione che dopo anni di convivenza forzata si lamenterebbe la presenza asfissiante pure di Corrado Guzzanti, che infatti, è uno che grillescamente parlando, fa dell'assenza la sua presenza.

Sarà il Sanremo del "c'è la par condicio", in pratica il Sanremo più politicamente strumentalizzato della storia (vedere Anna Oxa e sua esclusione), senza che Fazio ne abbia colpa alcuna. Sarà il Sanremo del "basta con Fazio, si porta ancora Barenboim sul palco" e di chi risponderà, in tutta prontezza: "Beh? Erano meglio Giò di Tonno e Lola Ponce?", per non parlare di chi domanderà "Ma chi è ‘sto Barenboim?". Infine, è più che evidente l'invadenza mediatica che il Papa avrà in questi giorni, a fronte delle sue dimissioni di oggi. In tutta probabilità sarà un Sanremo televisivamente meno indecente degli altri, e per questo e tutti i  motivi di cui sopra, forse, a guardarlo saremo molti meno delle altre volte. Rischia di essere un Sanremo bello che non piace a nessuno.

36 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views