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Sanremo variabile, la novità è che non succede nulla

La direzione artistica aveva annunciato un Sanremo diverso, meno spettacolare e più concreto. A modo loro ci sono riusciti: strutturato perché sia meno spettacolare possibile per dare spazio alle canzoni, è stato premiato dagli ascolti.
A cura di Andrea Parrella
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Prima serata del 63esimo Festival della canzone italiana

Se l'obbiettivo vero era quello di destrutturare l'idea di spettacolarizzazione forzata del Festival di Sanremo, Fazio & co. ci sono assolutamente riusciti. La prima serata ha consegnato l'immagine di una kermesse quadrato, ordinata nelle sue parti, non appesantita da una scrittura eccessiva: in una definizione, è stata volutamente di basso profilo. Vero è che le promesse eclatanti alla fine non sono state mantenute, forse perché un Sanremo di basso profilo non ne ha bisogno (e allora perché farle?). Si attendeva il famoso bacio gay, di cui i giornali si sono divertiti a parlare negli scorsi giorni, sostituito da un siparietto già visto, che è riuscito a contenere la potenza comunicativa di cui un momento del genere poteva essere capace.

Tutta la carica corrosiva è stata concentrata su Crozza, vero e proprio parafulmine, un capro espiatorio che ha finito per prendersi gli improperi dopo aver fatto la cosa più prevedibile potesse fare. Ecco, l'unica condanna che ci si sente di muovere al comico è che accettare di andare a Sanremo avrebbe dovuto voler dire sorprenderci come riesce a fare ogni settimana. Crozza è stato uno capace a far sbellicare sette giorni fa, a Ballarò, facendo l'imitazione più abusata d'Italia e, contemporaneamente, a bruciarsela in cinque minuti di Festival dei fiori. Detto questo, la solidarietà nei suoi confronti resta per i venti minuti di disagio cui ha dovuto sottoporsi. Credo ne esca ridimensionata la sua comicità potenziale, non quella effettiva: ma  per un comico affermato conta più la risata che il pubblico aspetta di farsi, anziché quella che si farà.

Per Toto Cutugno e la sua armata rossa (senza stella rossa sul cappello) non ci sono molti commenti da fare: Twitter e Facebook hanno già detto tutto ed è evidente la volontà celata degli autori di affidare a questi momenti di Festival un ridondante contorno sacrale cui, di fatto, nessuno a casa crede. Accolto come fosse Aznavour, Cutugno è nazional-popolare proprio per questo, perché a cavallo tra il sacro e il profano, perché sembra sempre su di giri sul palco però "oh, L'Italiano non si tocca". Accadrà così pure per Albano e Ricchi e Poveri, senza scandalo alcuno. Ieri sera è volutamente successo così poco di eclatante, che si dovrebbe stare qui  a parlare di canzoni. Ma che volete farci, siamo fatti così: le canzoni a Sanremo, hanno sempre contato ben poco. Eppure, gli ascolti premiano, forse stiamo imparando pian piano.

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