Sanremo 2020, Chiara Ferragni risponde al Codacons che controreplica: “Confrontiamoci”
Chiara Ferragni risponde al Codacons, l'associazione che tutela i diritti dei consumatori, dopo la lettera pubblica con la quale era stata contestata la possibile presenza al Festival di Sanremo 2020 dell'imprenditrice e influencer. Attraverso un comunicato stampa, reso noto naturalmente attraverso Instagram, Ferragni dice la sua:
"Sono molto colpita del tempo e dell’aggressività che nelle ultime settimane il Codacons ha destinato alla mia persona e ai progetti che mi riguardano con dichiarazioni infondate e dal contenuto diffamatorio, che screditano me e comunicano ai consumatori informazioni errate. E' stato consigliato alla Rai di ‘individuare modelli più adatti all'interno di programmi diretti ad un vasto pubblico', insinuando in maniera arbitraria che io sia un modello sbagliato. Allo stesso tempo il Codacons ha fatto diverse affermazioni errate e senza fondamento del tipo ‘Chiara Ferragni è stata infatti oggetto di numerose denunce alle autorità competenti per l'uso totalmente errato del social network', per le quali invito il Codacons a smentirsi con prove reali e non con illazioni".
La controreplica del Codacons
A stretto giro è arrivata una controreplica del Codacons, che di fatto invita Chiara Ferragni a un serio confronto: "Non abbiamo niente di personale contro la Ferragni, e le nostre critiche non sono dirette alla persona quanto ai suoi comportamenti, che riteniamo diseducativi proprio perché la nota influencer rappresenta un esempio per tantissimi giovani che la seguono e la eleggono a modello da imitare e a cui ispirarsi. Il nostro scopo è sempre e solo il rispetto della legalità, anche nel mondo virtuale come quello dei social network, dove si applicano le stesse regole e le stesse leggi che vigono nel mondo reale. Ed è stato proprio il Codacons a sollevare per la prima volta in Italia il problema della pubblicità sui social network che ha portato nel luglio 2017 l’Antitrust ad intervenire “bacchettando” vip ed influencer vari – Ferragni compresa – che colpivano i propri follower con messaggi pubblicitari occulti". "Ed è quindi su tale aspetto che muoviamo critiche alla Ferragni", prosegue il comunicato del Codacons:
Non è possibile pubblicare su Instagram foto di bambini a scopo commerciale, perché esistono delle leggi specifiche che tutelano la privacy dei minori. Diffondere sul web le foto del figlio Leone che indossa abiti griffati, per pubblicizzare questa o quella marca, rende a nostro avviso la Ferragni un modello diseducativo per i giovani. Così come l’influencer si rende diseducativa quando associa il proprio nome ad un’acqua minerale venduta a 8 euro la bottiglia, o quando organizza una festa al supermercato dove viene sprecato inutilmente del cibo. Siamo pronti ad un sereno confronto con Chiara Ferragni, e a collaborare per migliorare il mondo dei social network, ma prima la nota infuencer deve rimuovere dal proprio profilo Instagram tutte le foto del figlio, dimostrando di voler rispettare le leggi vigenti e la volontà di diventare un modello virtuoso per i giovani.
Le accuse del Codacons a Chiara Ferragni
Nelle scorse ore il Codacons aveva tuonato contro Chiara Ferragni e la possibilità che potesse affiancare Amadeus al Festival di Sanremo 2020: "Siamo pronti ad intentare una causa legale contro la Rai – si legge nel comunicato – e ad impugnare dinanzi alla Corte dei Conti e alla Procura il contratto di ingaggio di Chiara Ferragni qualora sia confermato il suo ruolo a Sanremo. Si tratta di una scelta sbagliata per l'azienda, che dovrebbe individuare modelli più adatti all'interno di programmi diretti ad un vasto pubblico, costituito in prevalenza da giovani. Chiara Ferragni è stata infatti oggetto di numerose denunce alle autorità competenti per l'uso totalmente errato dei social network, con particolare riferimento all'utilizzo che la stessa fa su Instagram del proprio figlio, utilizzato a scopo commerciale per promuovere marchi e prodotti vari, in totale violazione delle norme vigenti che tutelano i minori e la loro privacy".