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Rocco Schiavone 5

Rocco Schiavone 4, Anna Bellato: “Spero continui, Cecilia ha ancora tanto da raccontare”

Anna Bellato interpreta in “Rocco Schiavone 3” il ruolo di Cecilia, madre di Gabriele, di cui Schiavone è diventato una figura paterna. Comparsa nel terzo episodio della terza stagione, racconta a Fanpage.it del suo attaccamento alla serie, che definisce un’isola felice per gli attori, e conferma pur non potendo dire nulla su “Rocco Schiavone 4”, che ci sono ampi margini narrativi per portare avanti la serie.
A cura di Andrea Parrella
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Rocco Schiavone 3 si avvia alla conclusione con la quarta ed ultima puntata in onda su Rai2 il 23 ottobre, alle 21.20. La serie con protagonista Marco Giallini sembra essere giunta a uno snodo narrativo cruciale per il prosieguo della storia e nel terzo episodio è entrato a gamba tesa nella vita di Schiavone il personaggio di Cecilia, madre di Gabriele, il ragazzo per cui Rocco è divenuto quasi una figura paterna. Interprete del personaggio di Cecilia è Anna Bellato, attrice veneta che veste i panni della donna. Fanpage.it l'ha intervistata per farsi raccontare l'esperienza di vivere il set di una delle serie più apprezzate attualmente in onda e capire quale potrebbe essere il suo ruolo in Rocco Schiavone 4. 

Cecilia è la mamma di Gabriele, perfettamente innestata nei casi singoli che Rocco Schiavone è chiamato a risolvere. Com'è entrare a far parte di un progetto così tanto di successo? 

Io trovo Rocco Schiavone molto interessante per varie ragioni. In primis per quelle linee diverse della storia, quella complessità di fondo del personaggio e il fatto di portarsi dentro un bene e un male che sembrano un tutt'uno inscindibile. Ma questa complessità è interessante perché non contorta, ma a più dimensioni, strati diversi che rendono la cosa più intrigante sia per lo spettatore che per chi va a interpretarla. I registi vengono scelti con intelligenza, sono persone che hanno uno sguardo personale, pur essendoci continuità tra una stagione e l'altra. Per gli attori è una piccola isola felice nel panorama televisivo italiano, quindi sono contentissima. 

La tua carriera è stata attraversata da titoli della grande serialità, da Romanzo Criminale Non uccidere e non solo. Quanto cambia entrare, magari in corsa, in una serie TV che ha già fatto un percorso?

Il caso di Schiavone è un particolare, perché non solo ti inserisci in un percorso avviato televisivamente, ma ci sono anche dei romanzi a precederlo e quindi è ancor più avviato. Leggi i libri, immagini personaggi e volti che puoi trovare o no e per questo avevo il timore di non rispondere alle aspettative. Di per sé la serialità ti permette con la lunga gittata di fare un racconto più ampio, dettagliato e spalmato e forse questa è la prima volta che mi capita, in televisione, la possibilità di poter raccontare un personaggio in maniera più approfondita.

Anche perché quello di Cecilia è un personaggio che si inserisce in questa scia, non è monodimensionale e quindi per certi versi simile a Rocco Schiavone.

Esatto, Cecilia è madre di un ragazzo che per Rocco è quasi un figlio, non la vediamo mai e di base siamo portati a pensare che non sia una madre perfetta. Poi scopriamo che ha un problema di ludopatia e si vedrà in qualche modo cosa Schiavone riuscirà a fare per lei.

Pur sembrando cosa fatta, Rocco Schiavone 4 non è stata ancora annunciata. Mi dici se immagini un'evoluzione del tuo personaggio se la serie dovesse andare avanti?

Io spero che continui e, dalla mia impressione, l'episodio finale della quarta stagione è un punto di inizio, più che di chiusura. Ho avuto la fortuna di incontrare un personaggio con più dimensioni, che si porta dietro un'umanità, una fragilità in cui possiamo riconoscerci tutti. Penso che Cecilia e Gabriele siano due personaggi con tanto da raccontare. Rispetto a se ci sarà la quarta stagione non ci sono grandi elementi, però spero che Cecilia non se ne vada. 

Sei spesso a teatro, anche in queste settimane. In un'era in cui le serie TV pare stiano oscurando il cinema, secondo te televisione e teatro sono le uniche strade percorribili per lo sviluppo della carriera di un attore?

Sebbene sia d'accordo con chi crede che la serialità televisiva offra margini di racconto molto più ampi, e quindi come in questo caso la possibilità di raccontare le tante sfumature di un personaggio, c'è da considerare che questo stesso vantaggio può rivelarsi un rischio. Il cinema è chiamato alla sintesi e, forse sbaglio, il confronto tra le due forme mi ricorda quello tra poesia e narrativa. Sono due formati differenti, il cinema ti obbliga a delle scelte e continuo a pensare che non sia sostituibile, anche per la diverse fruizione che fai di un film e una serie. Il teatro invece è qualcosa di completamente diverso, un altro tipo di lavoro, un mondo diverso al quale partecipi integralmente e non sei solo una pedina. Soprattutto in produzioni off come quelle che faccio io. 

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