Roberto Benigni Show a Che Tempo Che Fa [VIDEO]
"E' un momento difficile, ma l'Italia è abituata a risorgere". Il punto di Roberto Benigni sulla situazione italiana, raccontata con il consueto fascino e con la sua grande arte oratoria, è questo e lo esprime ancora una volta dal salotto televisivo di Che Tempo Che Fa dell'amico Fabio Fazio. Eppure era arrivato per presentare il suo ultimo film da attore, con la regia di Woody Allen, To Rome With Love, ma il discorso è stato inevitabilmente portato sul grande caso mediatico e politico degli ultimi giorni, lo scandalo della Lega Nord. Roberto Benigni diventa un mattatore, come suo solito, e con Fazio sottolinea che dall'ultima volta che si erano incontrati, l'Italia ha cambiato decisamente volto. Qualche piccola, ormai classica, autoreferenza allo storico amore/odio con Silvio Berlusconi, con l'immancabile giro dello studio, poi si passa all'Unità d'Italia e, solo dopo, alla fine ingloriosa di Umberto Bossi e della favola leghista.
Camicie verdi, lauree in bianco e conti in rosso: ecco la bandiera tricolore della Lega. Dove è Umberto? Andiamo in Tanzania io e te, si fonda Tanzania libera, il sindacato tanzano, lo chiamiamo il Sinta, con l’ampolla dell’acqua del Nilo, ci dividiamo da quei terroni del Kenia. Umberto ci portiamo Renzo, guida lui la macchina ci facciamo un film on the road. Abbiamo l’autista, abbiamo un bancomat, ma lui non conosceva il pin. Adesso abbiamo i lingotti, i dobloni, era dal tempo di Paperon de Paperoni che non sentivo parlare di forzieri. C’è i lingotti d’oro della Lega, i dobloni. Ma questo è un cartone animato bellissimo.
Roberto Benigni scivola su una buccia di banana, forse. Chiosa il suo intervento, dopo aver parlato di patriottismo, di Unità d'Italia, di sentimento tricolore, con un pensiero ai militanti della Lega Nord. Riferisce a Fazio che la gente leghista, la base leghista è solida, che il partito è un buon partito, con alcune buone idee (il federalismo) ed altre non proprio idilliache (la secessione). Poca la chiarezza del comico toscano in questo passaggio, se si riferiva al popolo è un conto, ma se parla di popolo in quanto partito (e quindi elettorato) ne è un altro. E scivoloni del genere, proprio da lui che fa tanto il patriottico, non sono cosa così gradita.