Roberto Benigni: “Non ho copiato il discorso dei David da Sermonti, era solo una citazione”
L'inviato di ‘Striscia la notizia‘ Valerio Staffelli ha consegnato a Roberto Benigni l'ennesimo tapiro. Il motivo? La dedica rivolta dall'attore e regista alla moglie Nicoletta Braschi, in occasione della partecipazione alla cerimonia di consegna dei David di Donatello 2017. Le romantiche parole da lui usate sono state:
“Vorrei dedicare questo premio a Nicoletta Braschi ma non posso. Non posso perché questo premio non è mio, è suo. Ho fatto tutto con lei, per lei e grazie a lei. Quindi questo premio le appartiene. E io vorrei tanto che lei, in cuor suo, lo dedicasse a me!“.
In parte, la sua dedica è suonata simile a quella che il dantista Vittorio Sermonti ha scritto nel 1987, per Ludovica Ripa di Meana e pubblicata nell’introduzione all’Inferno di Dante:
"Credo di sapere come si chiama la non-gratitudine che porto a Ludovica Ripa di Meana. Poco è dire che mi ha condotto a questa follia. […] E dedicarle questi libri sarebbe un abuso. Sono suoi e lei lo sa. Li ho sottratti. Spero che me li dedichi in cuor suo".
Il dantista prima e il regista poi, attribuiscono romanticamente il merito dei libri e del premio alle loro amate ed entrambi sperano che "in cuor suo", la moglie decida di dedicare loro quell'importante traguardo raggiunto. Così, Benigni è stato accusato di aver attinto a piene mani a una dedica già scritta. Intercettato da Valerio Staffelli, il regista ha spiegato:
"Era un'ispirazione. Naturalmente quando si trova una cosa bella, chiunque ha il desiderio di ripeterla. È una cosa bellissima. Si chiama citazione. Mi dovrebbe dire ‘bravo' per aver reso ancora più pubblica una cosa così bella. Più volte la si dice, meglio è. Sermonti era un grandissimo dantista, una persona meravigliosa. Ho voluto rendergli omaggio".
Infine, ha ironizzato: "È la cosa più bella copiare, è proprio l’origine dell’arte".