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Rita Dalla Chiesa sui permessi premio ai mafiosi: “Avranno brindato, come quando uccisero mio padre”

Nella giornata di ieri la Corte Costituzionale ha aperto le porte alla possibilità che anche gli ergastolani, condannati per i reati di mafia, possano usufruire dei permessi premio previsti dall’ordinamento penitenziario. Rita Dalla Chiesa, figlia del noto Generale ucciso negli Anni Ottanta da Cosa Nostra, non ha esitato a commentare la notizia, mostrando tutta la sua indignazione.
A cura di Ilaria Costabile
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Sono ore difficili da gestire per la giustizia italiana, che nella giornata di ieri ha spalancato le porte ad un provvedimento giudiziario mai approvato finora. La Corte Costituzionale ha mostrato interesse per la prima volta verso la possibilità che anche i condannati all’ergastolo per reati di mafia, che non hanno collaborato e tutt'oggi non intendano collaborare con la giustizia, possano accedere a permessi premio. Al diffondersi della notizia si sono sollevate numerose polemiche, a commentare l'accaduto anche Rita Dalla Chiesa, figlia del noto generale ucciso dalla mafia nel 1982.

Il commento di Rita Dalla Chiesa

L'indignazione è il sentimento che trasuda dalle parole scritte dalla conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa, che ha voluto esprimere il suo dissenso per la decisione presa dalla Corte Costituzionale, con la quale si apre la possibilità che anche i mafiosi, attualmente in carcere, possano godere di permessi premio. La morte del padre, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, per mano di Cosa Nostra rappresenta uno degli eventi più tragici della lotta alla mafia ed è proprio a quel settembre del 1982, che il noto volto della tv fa riferimento nel suo tweet, con cui mostra tutto il suo rammarico scrivendo:

"Avranno brindato come la notte in cui uccisero mio padre, Emanuela e Domenico Russo. La famosa giustizia ingiusta". 

La nota della Corte Costituzionale

La conduttrice riporta su Twitter un articolo di Dagospia, ma ovviamente la notizia è stata diffusa già dalla giornata di ieri sui maggiori quotidiani italiani. In una nota si legge che la Corte Costituzionale  ha dichiarato: "l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo”. 

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