Respinto il ricorso della Rai, dovrà pagare una multa da 1.5 milioni per dumping
Il Tar del Lazio boccia la Rai, che dovrà pagare una multa da 1.5 milioni di euro. Il Tribunale ha rigettato il ricorso fatto dal servizio pubblico contro la delibera Agcom che aveva disposto l’azienda dovesse mettere immediatamente fine a pratiche di vendita degli spazi pubblicitari che sono state giudicate irregolari, nonché poco trasparenti. Il riferimento è al “dumping“, pratica per la quale il ricordo della Rai è stato ritenuto inammissibile.
La vicenda fa riferimento a quanto accaduto negli scorsi mesi, quando l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva predisposto la sanzione da un milione e mezzo di euro all'azienda di servizio pubblico sopraggiunta dopo le accuse della concorrenza in relazione a “violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”. In pratica si contestava all'azienda di aver adottato pratiche di vendita degli spazi pubblicitari a prezzi vantaggiosi tramite una posizione dominante sul mercato, penalizzando così la concorrenza. Queste le parole del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, risalenti al 2019 (nel giudizio ha partecipato ad adiuvandum anche Mediaset):
Non si può vendere la propria merce, buttarla alla disperata facendo sconti fino al 90-95 per cento quando si ha anche il canone in bolletta che impedisce, dunque, l'evasione. Per abbassare un prezzo ci vogliono cinque minuti, ma per recuperarlo ci vuole la fatica di Sisifo.
La decisione dei giudici
La scorsa estate il Tar aveva messo in sospeso la situazione, anche in considerazione del coronavirus, ma nelle scorse ore è arrivata la decisione. I giudici, come riportato dall'Ansa, hanno respinto il ricorso Rai sottolineando che l'azione di Agcom “non costituisce un’indebita compressione della libertà di iniziativa imprenditoriale in capo alla società ricorrente, avendo di mira che, in ragione dello svolgimento di compiti di verifica espressamente previsti dal contratto di servizio, l’attività di raccolta pubblicitaria sia effettuata secondo i principi e i limiti che caratterizzano lo statuto della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”.
Le reazioni politiche
Immediate le reazioni del mondo politico alla notizia, con il commissario di vigilanza in quota Italia Viva, Michele Anzaldi, che sottolinea: "Il Tar boccia la Rai, la delibera con la quale l’Agcom ha sanzionato il servizio pubblico per dumping pubblicitario è pienamente legittima, così come erano legittimi i rilievi mossi sulla questione dalla commissione di Vigilanza Rai. In un paese normale, se l’autorità di garanzia sanziona l’azienda pubblica perché la coglie in fallo, l’azienda pubblica chiede scusa e subito torna a rispettare pienamente le regole. La Rai, invece, ha addirittura contestato l’arbitro ed ha perso. Ora sarebbe lecito attendersi le dimissioni di qualcuno in Rai, ma sarebbe lecito anche attendersi che le spese legali di questo inutile ricorso le pagassero di tasca propria i dirigenti che hanno deciso di ricorrere”. Anzaldi aggiunge quindi: “E’ inaccettabile che i soldi del canone dei cittadini – prosegue Anzaldi – vengano sprecati in questo modo, addirittura per fare ricorso contro l’autorità di garanzia. Credo che ricorsi del genere debbano essere proibiti al servizio pubblico".
Di cosa parliamo quando parliamo di dumping?
Quando si parla di dumping si fa riferimento, in linea generale, alla pratica di vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno, da parte di soggetti che godono di una condizione tendenzialmente monopolistica, e che – come riporta la Treccani – "godono di una protezione doganale tale da garantirli contro il pericolo che la merce rifluisca dall’estero a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato nazionale".