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Renzo Piano sulla tragedia di Genova: “Un ponte non può crollare, è una cosa terribile e spaventosa”

Il senatore a vita parla a “Che Tempo Che Fa” della tragedia del 14 agosto 2018, quando in seguito al crollo del viadotto del Polcevera sono morte 43 persone: “Nel momento in cui crollano i ponti e si alzano i muri è un momento terribile per il Paese”. E poi aggiunge dettagli sulle caratteristiche che lui crede il nuovo ponte dovrà avere: ” deve durare 1000 anni, anzi 2000, sempre, non può crollare un ponte”.
A cura di Andrea Parrella
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Non sono passate inosservate le parole pronunciate da Renzo Piano a Che Tempo Che Fa, il programma televisivo condotto da Fabio Fazio su Rai1 ogni domenica sera. Ospite del talk, il Senatore a vita ha conversato con il conduttore spiegando la propria posizione rispetto ad alcune vicende recenti, tra le quali la dolorosa tragedia del ponte Morandi di Genova, crollato lo scorso 14 agosto provocando la morte di 43 persone.

Genovese, Piano si è messo a disposizione della città e a poche settimane dal crollo ha presentato una bozza di progetto per la ricostruzione del viadotto del Polcevera, per la quale negli ultimi giorni è stato nominato un commissario. “Un ponte non può crollare. È una cosa terribile, spaventosa", ha detto Piano, non lasciando spazio al minimo segno di indulgenza. Ed ha poi aggiunto una frase che pare un monito ai tempi che stiamo vivendo e va oltre un punto di vista unicamente inerente la tragedia di Genova:

Nel momento in cui crollano i ponti e si alzano i muri è un momento terribile per il Paese.

“Deve essere un ponte che si possa costruire rapidamente, deve essere facile mantenerlo, deve durare 1000 anni, anzi 2000, sempre, non può crollare un ponte”, prosegue Piano, parlando delle caratteristiche che dovrà avere il prossimo ponte, anche da un punto di vista strettamente simbolico.

Mai come in un momento come questo, l'architetto non può risparmiarsi una dichiarazione d'amore per la sua città di nascita: “Genova è bellissima. Non si parla mai di bellezza a Genova per pudore. La sua è una bellezza particolare: intanto è bella la città, stretta tra i mari e i monti, possiede una luce straordinaria che viene dal mare che la rimbalza dal sud. È bella anche la gente perché bisogna mettersi d’accordo su cosa voglia dire ‘bello’. Il ‘bello’ non è cosa frivola, ma cosa profonda. Nelle lingue del Mediterraneo la parola ‘bello’ non è mai solo per l’aspetto. La bellezza è una cosa che sta dentro e poi si svela. Nelle lingue del mediterraneo non è mai disgiunto dal concetto di buono. I genovesi, si dice siano avari. Se si guarda bene questa città stretta stretta come si fa a non essere parsimoniosi? I genovesi non sono chiusi, sono taciturni. Ma in questo momento bisogna abbassare la voce e alzare lo sguardo”.   

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