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Realiti, Alfonso Sabella riabilita Enrico Lucci dopo il caso offese a Falcone e Borsellino

Il magistrato, noto per il suo impegno nella lotta alla mafia, interviene nella seconda puntata del programma di Lucci per dire la sua su quanto accaduto. “Eri stato debole di fronte a frasi gravi, ma quello che hai fatto dopo è stato ampiamente sufficiente”. Poi invita a parlare di più di questi temi e non voltare la testa.
A cura di Andrea Parrella
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Realiti riparte da un simbolo antimafia, a una settimana di distanza dalla puntata d'esordio che aveva sollevato un enorme polverone mediatico per le dichiarazioni offensive nei confronti di Falcone e Borsellino, pronunciate da un neomelodico catanese ("queste persone fanno una scelta di vita – riferito ai magistrati uccisi dalla mafia – come gli piace il dolce, ci deve piacere anche l'amaro"). Ad intervenire all'inizio della seconda puntata del programma condotto da Enrico Lucci è stato il magistrato Alfonso Sabella, che ha in qualche voluto riabilitare il talk show di Rai2 e in particolare lo stesso Lucci:

"Devo fare outing: ero venuto con un’idea e l’ho cambiata dopo aver visto il filmato. Ero venuto qua per dirti che eri stato debole di fronte a una frase grave che abbiamo sentito tutti e che abbiamo visto tutti sul web e sui vari video che circolano adesso in rete. Però in riferimento alla storia era ampiamente sufficiente, visto tutto quello che avevi detto prima a questo ragazzo".

In effetti Enrico Lucci aveva subito tentato di redarguire il ragazzo invitandolo a studiare la storia, mentre il consigliere regionale Emilio Borrelli si indignava per quanto appena ascoltato. L'intervento di Sabella è in linea con le parole di Freccero delle scorse ore, quando aveva rivendicato il profilo "antimafia" di Rai2 dimostrato da scelte di programmazione chiare. Il magistrato ha quindi proseguito discutendo della necessità di parlare di questi temi, affrontarli anche con chi non è d'accordo con quelle posizioni, facendo quindi emergere delle contraddizioni:

"Non credo che voltare le spalle e mettere la testa sotto la sabbia sia una buona soluzione. Per fare un paragone, quanto male ha fatto alla lotta alla mafia il negare l’esistenza della mafia? A Roma per tanti anni si è girata la testa dall’altra parte mentre le mafie attecchivano e ingrassavano a spese dei cittadini: ce ne siamo resi conto con il funerale un po’ kitsch dei Casamonica. Averlo negato non ha fatto bene a questa città".

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