Raimondo Vianello a 10 anni dalla sua morte: vita, morte e soprattutto miracoli
Il 15 aprile del 2010 moriva Raimondo Vianello, il terzo dei tre tenori della Tv, a pochi mesi di distanza dall'altro tenore, Mike Bongiorno, scomparso a settembre del 2009, e pochi mesi prima di sua moglie, Sandra Mondaini, che probabilmente non sopportò il dolore di quella perdita. È l'addio a tre personaggi carissimi al pubblico che si può osservare anche da un altro punto di vista, quello Mediaset, che nel giro di pochissimi mesi si ritrova orfana di tre colonne portanti della sua storia, senza le quali non sarebbe stata ciò che è stata. Ed è forse da lì che comincia il senso di smarrimento di un'emittente che da allora fatica ad essere incisiva come un tempo, dopo aver cambiato la storia della televisione italiana, incidendo sui nostri costumi, sul nostro modo di vivere.
In coppia con Ugo Tognazzi, la gag sul presidente della Repubblica
Ma chi era Raimondo Vianello? Sotto quel volto gentile, affascinante, rassicurante, c'è stato anche un uomo di scorribande, un comico scorretto, cinico, che ha introdotto il concetto di satira in Rai, colpendo politici e facendo infuriare i vertici della Rai insieme a Ugo Tognazzi. Accadde con l'ormai storico sketch a Un due tre nel 1959, quando i due osarono ironizzare sulla caduta del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi alla Scala di Milano, procurandosi la chiusura del programma e una lunga sospensione. Per amor di battuta avrebbe fatto tutto anche perché, come dichiarò nello speciale I Tre Tenori: "Non cercavo certamente il consenso. Sandra l'avrò fatta morire non so quante volte, poi è sempre ritornata".
L'aneddoto censorio merita di essere menzionato perché, oltre al fatto politico e sociale in sé, è anche il simbolo di quel periodo di carriera in cui Vianello, mescolando il suo stile comico raffinato a quello più grottesco di Tognazzi, segnò l'inizio della sua carriera e lasciò il segno. La censura, al netto di una breve pausa, significò comunque successo, popolarità, dopo anni da caratterista insieme allo stesso Tognazzi e al fianco di altri volti noti come Totò, Franco e Ciccio, Virna Lisi.
Sandra Mondaini, in scena e nella vita
Negli anni Sessanta inizia l'indissolubile sodalizio con Sandra Mondaini, con il matrimonio nel 1962. Sono loro i protagonisti del varietà Rai "Il Giocondo" e sempre loro, insieme a Corrado, a dare vita alla trasmissione Il Tappabuchi, con Vianello che ricopriva ironicamente il ruolo di aiuto presentatore e si occupava delle rivoluzionarie candid camera di Nanni Loi. Il 1969 è poi l'anno di "Canzonissima", con Vianello che conduce insieme a Johnny Dorelli. Sempre dal sodalizio con Sandra Mondaini arrivano diversi film negli anni Settanta, tra cui quello da cui nasce il personaggio di "Sbirulino" e ancora gli spettacoli "Tante scuse" e "Di nuovo tante scuse". Alla fine degli anni Settanta il loro primo programma a colori, "Noi… no".
L'avventura in Fininvest
Nel decennio successivo c'è l'addio alla Rai di Sandra e Raimondo, con il passaggio alla Fininvest di Silvio Berlusconi alla quale i due si legheranno, di fatto, per tutto il resto della loro carriera. Dal primo show, "Attenti a noi due", si passa per titoli storici come "Il gioco dei 9", fino allo show celebrativo "Buon Compleanno Canale 5". Nel frattempo Vianello, vista la sua passione sportiva (ne aveva dato qualche saggio già da giovanissimo con gli esempi di satira sportiva) che lo ha visto anche rischiare di diventare professionista in gioventù, conduce dal 1990 l'approfondimento della domenica sera di Italia 1 "Pressing", impacchettato per lui da Marino Bartoletti, avviando di fatto un connubio con la redazione sportiva Mediaset che poi è proseguita con il ruolo di commento in "Pressing – Champions League" insieme a Massimo De Luca. Tra i momenti più celebri della trasmissione calcistica, quello in cui, senza remore, Vianello dichiarò tra il serio e il faceto che avrebbe votato per il suo editore Silvio Berlusconi all'alba della sua candidatura nel 1994. Nessuno conosce le proporzioni del serio e quelle del faceto.
Gli anni di Casa Vianello
Ma è inutile dire che Raimondo Vianello e Sandra Mondaini lasciano il segno a Mediaset soprattutto per "Casa Vianello", che hanno girato per quasi 20 anni, dal 1988 al 2007. La sit-com ha restituito la coppia celebre in un modo che gli ha permesso di entrare definitivamente nel cuore degli italiani, trasformando il loro matrimonio in un pretesto di racconto di quel teatro quotidiano che è il rapporto tra un uomo e una donna che, indispensabili a vicenda, inscenano una insopportazione reciproca che li rende vivi e li restituisce in una forma tenera e divertente, sempre credibile.
Raimondo Vianello a Sanremo
È il 1998 e arriva, a quasi 80 anni, la proposta a cui Vianello non può dire di no: il suo Festival di Sanremo. Non è solo la consacrazione definitiva, ammesso che ve ne sia bisogno, ma è soprattutto l'occasione per un ritorno in Rai dopo quasi 18 anni. Stavolta Sandra Mondaini non è al suo fianco (sul palco con lui Eva Herzigova e Veronica Pivetti) eppure il sottotesto del rapporto matrimoniale è sempre presente per l'intera settimana durante la quale basa tutte le gag sul corteggiamento alla modella svedese.
Non è facile per un trentenne scrivere oggi di qualcuno che si ritiene degno dell'appellativo di mito e che ha tuttavia vissuto attivamente solo gli ultimi anni della sua carriera. Ma sono convincenti le parole dello stesso Marino Bartoletti, che ricordando l'avventura nella Tv sportiva di Raimondo Vianello ha scritto: "Non pensiate che sia una diminuzione professionale parlare di Vianello partendo dai suoi ultimi vent’anni. Anzi: è piuttosto voler ricordare come l’artista che aveva fatto la storia della televisione, della rivista, del cinema e dello spettacolo in generale fosse così “ricco” dentro da poter ricominciare da dove, quando e come voleva". Raimondo Vianello è nel cuore di tutti e non è un caso. Si è mangiato la finzione scenica, soprattutto negli ultimi anni non ha avuto la necessità di creare personaggi comici, era comico nella vita, non servivano maschere, in possesso una capacità di ironia invidiabile che trova sintesi nei suoi sketch e in alcuni momenti televisivi storici, o forse in questo meraviglioso aneddoto raccontato dall'amico Baudo a Che Tempo Che Fa, nel 2018.