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Quante volte ho detto piripì: il nostro amore per Il Ciclone di Leonardo Pieraccioni

Partendo da quel gesto d’amore di una giovanissima Tosca D’Aquino, il piripì dell’erborista Carlina innamorata pazza del ragioniere Levante, “Il Ciclone” di Leonardo Pieraccioni ha colpito al cuore degli italiani. Oggi diremmo di quel gesto che è “virale” come la spensieratezza che si trova nel rivivere ogni volta uno dei film più belli della storia del cinema italiano.
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"E il nostro gesto d'amore te lo sei scordato? Piripì". Quanto è stato bello partecipare da spettatore (giovanissimo) a quella stagione incredibile per la commedia italiana. "Il Ciclone" si portò via tutto nel 1996. In quell'epoca d'oro, portò gioia e risate ai produttori, ai critici e al grande pubblico. Grandi risate, incassi altissimi – la bellezza di 75 miliardi delle vecchie lire – e un numero di tormentoni che si fanno fatica a contare.

Partendo proprio da quel "gesto d'amore" di una giovanissima Tosca D'Aquino, il "piripì" dell'erborista Carlina innamorata pazza del giovane ragioniere Levante, interpretato da Leonardo Pieraccioni, "Il Ciclone" colpì al cuore degli italiani. Quel "piripì" diventò uso e costume, un tormentone che dal volto dell'attrice napoletana passò nella vita di tutti i giorni, diventando quasi un saluto tra amici, in famiglia, tra innamorati. Oggi diremmo "virale". Un gesto semplicissimo, banale, ridicolo come nella reazione di Levante/Pieraccioni. Eppure: "piripì".

Un'ora e mezza di spensierata felicità

Il film è un'ora e mezza di spensieratezza e di felicità. Il regista toscano trovò la sua consacrazione, dopo il primo successo de "I laureati". Si pose così cospetto dei più grandi del nostro cinema, smarcandosi da una serie di lavori tutti uguali a quel tempo. Una storia così semplice da sembrare vera: un camper di ballerine di flamenco guidate dall'agente Naldone sbaglia la strada e anziché fermarsi all'Agriturismo Arcobaleno finisce nel casolare di Levante e della sua famiglia. L'esplosione della storia è in quel contrasto campestre/esotico che vive in Levante e nell'amore per "il ciclone" Lorena Forteza. Un film scritto in maniera intelligente e reso celebre anche grazie a degli interpreti che hanno saputo fare squadra. Il padre Osvaldo (Sergio Forconi), il fratello Libero – "Tappami Levante, tappami!", il geniale Massimo Ceccherini – la sorella lesbica Selvaggia (Barbara Enrichi) reagiscono come cellule impazzite all'arrivo del ciclone.

Come una commedia teatrale, sono perfetti anche gli inserimenti dei personaggi di contorno: Naldone, il manager delle ballerine interpretato da Alessandro Haber, i due autisti ‘fattoni' interpretati da Jerry Potenza e Gianni Ferreri, Pippo il meccanico interpretato da Paolo Hendel, all'epoca famosissimo in tv per i suoi personaggi in "Mai dire gol". O la voce di Gino, il nonno di Levante che Pieraccioni fa interpretare al suo maestro Mario Monicelli. E ancora un'ultima chicca, l'uomo dei gratta e vinci, Giuliano Grande: "Che ce l'hai i gratta e vinci, te?". 

Il ruolo chiave della musica ne Il Ciclone

La musica ha avuto un ruolo chiave nel successo de "Il Ciclone". È un film che sprigiona febbre latina grazie a una colonna sonora di grande impatto: "2 the night" del chitarrista tedesco Ottmar Liebert è il pezzo di flamenco più noto al mondo. "The Rhythm is Magic" della argentina Marie Claire D'Ubaldo suonava già forte nelle radio degli italiani un anno prima l'uscita del film. Fu il classico pezzo "d'attacco", quello che già conosci e ti mette in immediata sintonia con un film, la prima volta che lo vedi. Un altro piccolo dettaglio che ci ha fatto innamorare dell'idea di Leonardo Pieraccioni, delle sue storie e dei suoi personaggi. Piripì. 

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