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Quando Annamaria Franzoni disse in un fuorionda di ‘Studio Aperto’: “Ho pianto troppo?”

Annamaria Franzoni ha finito di scontare la sua condanna per l’omicidio del figlio Samuele Lorenzi. La donna, che si è sempre proclamata innocente, si è spesso servita dei media per raccontare la sua verità. Un fuorionda, in particolare, suscitò grande scalpore infiammando il dibattito tra innocentisti e colpevolisti.
A cura di Daniela Seclì
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Nella giornata di ieri, giovedì 7 febbraio, il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha confermato che Annamaria Franzoni ha finito di scontare la sua pena. Era stata condannata a 16 anni per avere ucciso il figlio Samuele Lorenzi che aveva solo 3 anni. Oggi, dunque, la Franzoni è una donna libera. In queste ore, riaffiora alla mente il modo in cui la donna (che si è sempre proclamata innocente) ha usato i media per riscattare la sua immagine e raccontare la sua verità: l'intervista da Bruno Vespa a ‘Porta a Porta', l'annuncio della gravidanza al ‘Maurizio Costanzo Show', fino a quando una frase pronunciata a riflettori spenti, minò la sua già vacillante credibilità.

Il delitto di Cogne

Era il 30 gennaio del 2002 quando Annamaria Franzoni, disperata, chiamò il 118 per chiedere aiuto. Il piccolo Samuele "vomitava sangue". La donna implorò l'operatrice di mandare al più presto i soccorsi: "Vi prego, sta malissimo, non respira. Cosa devo fare?". Alle 09:55 il bambino, il cui cranio risultava massacrato, fu dichiarato morto. L'autopsia eseguita sul corpicino evidenziò che Samuele era stato colpito almeno 17 volte con un oggetto presumibilmente metallico. Ci volle poco perché i sospetti ricadessero su Annamaria Franzoni, sul cui pigiama furono rinvenuti frammenti di ossa, materia cerebrale del figlio oltre a tracce di sangue.

La frase pronunciata dopo un'intervista a ‘Studio Aperto'

I media documentarono ogni tassello dell'orrore di Cogne. L'opinione pubblica era quasi interamente schierata contro la donna. In questo contesto, poco tempo dopo la morte di Samuele, venne rilasciata l'intervista che suscitò un acceso dibattito tra colpevolisti e innocentisti. La cornice era quella del programma ‘Studio aperto'. Annamaria Franzoni, tra le lacrime, si proclamò innocente e raccontò ciò che ricordava di quel terribile giorno. Non appena i riflettori si spensero, domandò al giornalista: "Ho pianto troppo?". Il fuorionda venne trasmesso e divise il pubblico tra coloro che la videro come una prova di una sofferenza artificiale a favore di telecamera e chi, al contrario, parlò di un eccessivo accanimento contro una mamma che aveva appena perso un figlio.

La replica di Annamaria Franzoni

Nel corso della lunga vicenda processuale, è stata la stessa Annamaria Franzoni a motivare quella frase che suscitò grande scalpore. La donna ha spiegato che spesso quelle parole sono state usate fuori contesto con il solo scopo di attaccarla. Il suo intento era quello di assicurarsi che le sue dichiarazioni fossero risultate comprensibili nonostante il pianto le avesse impedito di parlare: "La dissi al termine dell'intervista credendo che le telecamere fossero già spente, pensando che per il pianto non si capisse bene nella registrazione quello che avevo detto. Anche lo stesso giornalista lo ha poi spiegato in una trasmissione successiva". 

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