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Per Wimbledon rivogliamo Clerici e Tommasi su Sky

Alla vigilia del torneo tennistico più celebre al mondo SkySport manda in onda match più o meno recenti, tutti categoricamente commentati dalle due storiche voci. Si fa fatica a pensare ad equivalenti contemporanei, o semplicemente non avrebbe senso.
A cura di Andrea Parrella
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E' nell'ordine naturale delle cose che Sky cerchi di stuzzicare l'appetito del pubblico appassionato di tennis in vista di quello che quest'anno, grazie alle olimpiadi, sarà un doppio Wimbledon, a luglio come ad agosto. E' bene però che si guardino dal non dare troppo peso ai ricordi, perché a guardare le finali recenti del torneo su erba, non solo si può assistere agli ultimi accenni di un apparente equilibrio tennistico tra Rafael Nadal e Roger Federer, quanto più che altro alle loro partite commentate dall'indimenticabile coppia Rino Tommasi/Gianni Clerici. Le parole da spendere non sono molte, non hanno bisogno di troppi elogi che la stampa italiana ed estera non abbia già riconosciuto ad entrambi per il loro valore giornalistico. I blog del web, a cliccare i nomi, si chiedono ancora se quest'anno torneranno, come mai siano stati silurati, se è vero, effettivamente, che siano stati silurati. Sono argomenti da gossip che non interessano, in merito a due elementi di una tale portata che è indubbio non abbiano abbandonato il rito delle loro telecronache se non per scelta.

Questo perché ci si augura che chiunque di dovere abbia avuto la sensibilità di capire che non potesse esserci scelta migliore per commentare una partita di tennis. Si potrebbe ritenere condivisibile, allo stesso tempo, la scelta della rete di non voler spremere troppo la fama di due personaggi di questa portata. Anzi, guardandola in quest'ottica, appare anche dimostrazione di forza quella di voler veicolare il proprio destino aziendale autonomamente, imponendo la legge secondo la quale tutti sono importanti, ma nessuno indispensabile. Si percepisce, durante la visione del match, che si stia dando più peso alle parole ascoltate, anziché alle immagini. Nella finale Wimbledon del 2007 Clerici si esibiva in insulti composti alla regia inglese, dando del cialtrone a chi evidentemente se ne occupasse, per l'incapacità di scegliere accuratamente i replay da mostrare. Oppure ancora, lo stesso Clerici, domandava a Federer, durante gli scambi prolungati, di cambiare ritmo "Roger, gioca uno slice amico mio!".

Roger Federer vinse quella partita facendo esattamente questo. L'obbligo a non essere reporter, ma indurre lo spettatore a capire perché uno stia vincendo e l'altro soccomba è l'unico vero dovere di un cronista sportivo. Cosa si può avere in contrario con coloro che hanno sostituito, di fatto, queste due istituzioni? Esattamente nulla. Non si può pretendere nemmeno che ne siano gli epigoni, visto che un discepolo sarà sempre un'imitazione del maestro e, evidentemente, Clerici e Tommasi non si possono ripetere. Affinché si possano dedicare ai contemporanei gli stessi fasti di cui vengono omaggiati i loro predecessori. Ma per motivi diversi.

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