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Per dire basta allo strazio dei “collegamenti” in tv

Per bandire l’immagine insopportabile di chi tiene un auricolare all’orecchio mentre si lamenta di non sentire nulla. Il collegamento è uno strumento avveniristico i cui limiti sono oramai obsoleti e irrisolti.
A cura di Andrea Parrella
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bocciacollegamento

Avete ben presente di cosa si parli? C'è uno studio televisivo, ci sono persone in studio, poi altri collegati da sedi distaccate con alle spalle uno sfondo sobrio e neutro ed un auricolare in un orecchio. Il conduttore fa una domanda, si assiste ai tre secondi di silenzio per il ritardo dell'arrivo della domanda, poi l'eventuale risposta. Gestire i collegamenti è una cosa già difficile se si rivolgono solo domande singole con risposta diretta. Tutto si trasforma in un palese manicomio quando c'è una discussione accesa, un botta e risposta, insomma quando la conversazione gravita effettivamente attorno al collegato o addirittura se a contestarsi vicendevolmente sono due collegati, che subiscono l'uno la contestazione dell'altro: il paradiso delle frasi tagliate a metà da una risposta che arriva in ritardo di cinque secondi.

Insomma, uno spettacolo immondo, che provoca nello spettatore una reazione di imbarazzo indescrivibile, come fosse lui a dover tenere a bada quel teatrino. Ieri a Bersaglo Mobile, ad esempio, si sono verificate tutte le combinazioni su descritte, tanto che lo stesso conduttore sentirà il peso della fatica di ieri sera per tutto l'anno. Oltre alle combinazioni erano particolarmente scomodi pure i componenti, tra un Ferrara sbraitante, Travaglio non proprio succinto, un Macaluso eufemisticamente reattivo, un Di Pietro non troppo in forma e un Boccia, semplicemente membro del PD, collegato da una festa dove ci mancava gli passassero di tanto in tanto piatti di pasta e fagioli (da antologia il momento di un battibecco da pranzo di Natale Macaluso-Di Pietro in cui l'ex piemme si fa scappare una parolaccia e Ferrara lo redarguisce: "Ah, ha detto Cazzo!").

ferraradipietro

Tralasciando la sostanza della serata condotta da Enrico Mentana, nella quale una discussione interessante è presto diventata una prevedibile e caotica diatriba infantile su chi fosse il più bravo a scuola e chi avesse più giocattoli a casa, si biasima fortemente l'utilizzo perverso dello strumento del collegamento, che forse ha svilito definitivamente la discussione, riducendola a caciara. Le tecnologie, pur col passare del tempo, non sono in grado di sopperire al problema del ritardo. Gli ospiti dall'esterno finiscono per essere delle comparse, soggetti alienati che non prendono parte alla discussione se non con dei cameo estemporanei e, semmai la discussione dovesse accendersi, magari contro di loro, iniziano ad infastidirsi per il frastuono, lamentarsi del fatto che non si senta nulla e allargare le braccia.

E' qui che si promulga l'intenzione di richiedere una firma per dire basta ad uno strumento di tortura trasversale (per chi lo usa e per chi lo subisce) quale è il collegamento esterno in Tv. La nostra non è una lotta politica, ma una ricerca del quieto vivere, certi che l'Associazione Conduttori Italiani, ove mai dovesse esistere, si impegnerà ad appoggiarci immediatamente. Il tono è scherzoso, ma non più di tanto.

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