Paolo Villaggio si scusa: “Non sono così vecchio e rincoglionito”
Bufera di critiche su Paolo Villaggio che nella puntata mattutina di Brontolo di ieri si è reso protagonista dell’offesa contro la Sardegna, con una frase che in meno di niente è diventata la più nota e inflazionata sul web e sui giornali. Sui presunti rapporti sessuali tra i pastori sardi e le pecore, un Villaggio china il capo e si scusa, chiede un perdono per le parole dette intriso di incomprensione, giustificandosi dicendo che si trattava solo di una battuta. Ecco la reazione del Fantozzi che fu, che in una nota Ansa fa sapere:
Non sono così vecchio e rincoglionito, è assurdo che la gente non abbia capito che si trattava solo di una battuta, i sardi non devono prendersela, era solo umorismo. Mi sembra paradossale tutto quello che sta succedendo. Mi sembra paradossale tutto quello che sta succedendo per una battuta pronunciata durante una trasmissione seria con politici in studio. Se avessi voluto offendere i sardi, che conosco bene, avrei detto altre cose, non una battuta vecchia su cose che Gavino Ledda raccontava 30 anni fa.
Insomma se la cava con la scusa delle dicerie popolari, e rilancia con un’altra battuta, pronto a riconquistarsi la benevolenza dei sardi: "Per punizione sono pronto ad andare in traghetto a Olbia e poi, vestito da francescano o da Gesù Cristo con le spine in testa, a farmi tutta la Sardegna a piedi e fermarmi ogni 500 metri a chiedere scusa per la battutaccia."
Ma medicare dopo la ferita sembra difficile per un popolo notoriamente orgoglioso e testardo, che non intende perdonare. Come se non bastasse la boutade di Villaggio non è considerata né ammissibile né divertente neanche da Oliviero Beha, il conduttore di "Brontolo", considerato in qualche modo complice e connivente all’offesa del comico genovese. Beha corre ai ripari con delle scuse tutt’altro che complici nei confronti del suo ospite:
Mi scuso doverosamente con chi si è sentito offeso dalla battutaccia di Paolo Villaggio sui sardi, nella puntata di ieri di Brontolo dedicata alla questione femminile al tempo del governo Monti e della sua manovra economica. Prendo atto delle immediate e crescenti reazioni dell’opinione pubblica dell’ isola e dei suoi vertici istituzionali. Se non ho risposto seriamente a Villaggio e a quello che disgraziatamente diceva, mentre la trasmissione trattava questioni serissime della Sardegna e del resto d’Italia, il motivo è uno solo: ho giudicato in diretta (e la mia espressione e il modo in cui sono andato oltre subito testimoniano della mia buona fede giacché la televisione è fatta anche di questo) che l’uscita di Villaggio fosse stata tanto infelice da meritare la sordina e niente di più. Non intendevo dilatare tempo e attenzione per una insensatezza offensiva mentre si parlava della natalità sarda, la più bassa d’Italia, con il massimo del rigore. Se la si considera una scelta sbagliata, magari senza aver visto il programma e solo di riporto, me ne dolgo ancora di più essendo tutto ciò l’opposto delle mie intenzioni.
Il silenzio sembrava la miglior reazione, per un Beha abbastanza spaventato dalle ripercussioni politiche della battutaccia.
Paolo Villaggio è recidivo: i casi Friuli e Napoli
Ebbene le scuse possono essere accettate, la questione finirà lentamente nel dimenticatoio, anche dei sardi più offesi e ferventi. Ma fatto resta che il comico ottantenne sta perdendo colpi in fatto di ironia, sconfinando troppo spesso nel cattivo gusto e nelle generalizzazioni regionali. I pastori sardi sono solo l’ultimo dei bersagli del ragionier Fantozzi, che da qualche tempo prende di mira e ghettizza regioni e popoli, imbrigliandoli in stereotipi e provocazioni che fanno storcere il naso ai diretti interessati. Nel suo ultimo libro Mi Dichi, prontuario comico della lingua italiana, Villaggio se la prende con i friulani, e con la loro malsana abitudine del bere e del ruttare. Carta canta e Paolone scrive:
Gente che, per motivi alcolici, non sono mai riusciti a esprimersi in italiano e parlano ancora una lingua fossile impressionante; hanno un alito come se al mattino avessero bevuto una tazza di merda e l’abitudine di ruttare violentemente.
Le carinerie non passarono sotto silenzio ed anche allora il Friuli Venezia Giulia insorse per la volgarità e le offese gratuite, frutto di un retaggio popolare lontano anni luce dalla realtà.
Obiettare che anche quella del Friuli è stata una battuta detta senza l’intenzione di offendere nessuno, sarebbe ammissibile se non ci fosse il terzo caso a confermare l’inadeguatezza di Villaggio. Paolo intervenne come una zavorra durante l’alluvione che il 4 novembre scorso ha colpito Genova, la sua città. Come rappresentante del capoluogo ligure fu intervistato per raccogliere i sentimenti di sconforto legati a quell’evento tragico e non perse occasione per sparare a zero, stavolta contro il meridione:
Sono colpito ma anche vaghissimamente indignato perché i liguri hanno la presunzione di essere una cultura anglosassone, diversa dalla cultura sudista borbonica che, forse, è stata la piaga di tutta l'Italia.
Per cultura sudista borbonica il chiaro riferimento di Paolo Villaggio vessa il sud ed in particolare Napoli, culla della civiltà borbonica, usata come termine di paragone inferiore. Tutti questi elementi sommati insieme trasformano i dubbi in certezze: ormai l’unico stimolo alla risata da parte di Villaggio passa per la provocazione, l’unpolitically correct, l’accusa. Con il sentore che abbia intenzione di mettere sotto torchio tutte le regioni d’Italia che gli sono antipatiche, una per una.
Non ce ne voglia quindi se la conclusione sembri andare un pò controcorrente alle sue stesse parole “non sono così vecchio e rincoglionito”.