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Paolo Villaggio a Fabio Fazio: “Mi prometti che verrai al mio funerale?”

Un meraviglioso Paolo Villaggio ricorda i 40 anni di Fantozzi ospite a Che Tempo che Fa. Tra valutazioni sulle nuove generazioni, aneddoti e considerazioni su come venne accolto il film allora, chiude con una frase che è uno sberleffo alle voci sui presunti recenti malori.
A cura di Andrea Parrella
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Un Paolo Villaggio immenso quello che, ospite di Fabio Fazio, ha ricordato Fantozzi, il suo capolavoro letterario arrivato nei cinema 40 anni fa e divenuto uno dei più significativi simboli della cultura contemporanea del nostro paese. Il clima a Che Tempo che Fa era quello consueto e, come sempre, Paolo Villaggio ha fatto il resto con il suo carico di umorismo dissacrante che l'ha sempre contraddistinto. Nella sua disamina del fenomeno che Fantozzi è stato, Villaggio parte da un assunto: "Fantozzi sopravviverà perché era pieno di disgrazie". Naturalmente Fazio mostra alcune delle scene più celebri della saga, che come noto nacque da un fenomeno letterario nato dalla stessa penna di Villaggio, che ricorda proprio la genesi del personaggio, da cui poi nacque la saga realizzata insieme al regista Luciano Salce:

Non esiste un preciso momento in cui abbia inventato Fantozzi. Ricordo di aver scritto dei pezzi su L'Europeo e poi un libro che ha venduto un milione e mezzo di copie. Poi il vecchio cumenda Rizzoli mi ha detto "Facciamo un film". Quindi ci chiedevamo chi dovesse interpretarlo, ho chiesto a Tognazzi, poi a Pozzetto, poi lo abbiamo fatto con me senza credere in quello che stessimo facendo.

Il linguaggio di Fantozzi

Poi un piccolo aneddoto su uno dei personaggi che componeva quel perfetto, tragico, quadretto familiare: "Il figlio era un nano di 52 anni. Io e il povero Salce chiedevamo a delle mamme dei figli… non dicevamo dei cessi. Le mamme arrivavano e dicevano ‘Ho un figlio bellissimo' e noi dicevamo "No signora, non è il tipo che cerchiamo". Fazio gli chiede nel merito delle novità linguistiche introdotte dal film nella comunicazione di ogni giorno, un'innovazione fatta di modi di dire storici, come la "cagata pazzesca" che era la corazzata Potemkin, oppure i superlativi riferiti al super mega presidente. Senza dimenticare i congiuntivi, in relazione ai quali parte la proverbiale scena della partita di tennis con Filini: "Ha modificato il linguaggio – dice Villaggio – al punto che adesso "facci lei", "venghi", sinceramente fanno sorridere, ma non si guardano più con disprezzo". Villaggio regala poi una confessione riferita al parere della gente quando il film uscì, una rivelazione che spoglia ulteriormente gli italiani:

All'inizio tutti dicevano "quel personaggio lì mi sta un po' sulle palle, somiglia mio zio, somiglia al mio vicino di destra". Dopo l'odio iniziale, molti lo hanno amato: il 99% delle persone non ce l'ha fatta nella vita e Fantozzi sta vicino a queste persone.

L'idea del presente di Villaggio

Il comico e scrittore non ha fatto mancare una sua valutazione sulla situazione attuale italiana, con una frase forte sulle nuove generazioni ed il rapporto all'idea di occupazione che c'era al tempo di Fantozzi, emblema del posto fisso: "Mi sembra che, tutto considerato, non si possa dire che non ci sia lavoro. Mi sembrano un po' pigri i ragazzi, un po' viziati. Io sono dell'avviso che quelli che abbiano davvero fame ce la fanno. Fantozzi era più felice dei ragazzi di adesso, ho la sensazione che i ragazzi, adesso, bevano. E credo che sia una cosa da prendere davvero in considerazione". L'intervista, tra altri ricordi e valutazioni, si chiude in modo splendido, dopo Fazio che ricorda il tour teatrale di Villaggio: "Mi prometti di venire, eventualmente, al mio funerale?". Fazio risponde a tono: "Se non cade di domenica…". Anche uno sberleffo a quelle voci di un malore recente che l'attore aveva prontamente smentito.

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