Paolo Sorrentino: “I miei genitori morirono nel sonno, il Napoli e Maradona mi salvarono la vita”
Giovedì 9 maggio, Rai3 ha trasmesso l'ultima puntata del programma ‘A raccontare comincia tu', condotto da Raffaella Carrà. Nel corso di questa nuova esperienza televisiva, l'icona del mondo dello spettacolo si è confrontata con personaggi molto amati, spaziando dal mondo del cinema a quello dello sport. L'appuntamento conclusivo è stato caratterizzato dalla presenza del regista Premio Oscar Paolo Sorrentino.
Il dolore per la morte dei genitori
"Papà e mamma sono morti nel sonno": ha dichiarato qualche anno fa Sorrentino a Corriere.it, confidando la tragedia che sconvolse la sua vita quando aveva 16 anni. Il regista ne ha parlato anche con Raffaella Carrà. Da ragazzo era solito passare le vacanze a Roccaraso, nella casa di famiglia. Da almeno due anni, però, chiedeva ai genitori di poter approfittare del weekend per seguire la sua squadra del cuore, il Napoli, in trasferta. Finalmente mamma e papà decisero di dargli il permesso. Era tutto pronto per andare ad assistere alla partita Empoli – Napoli. Suonarono alla porta e Sorrentino pensava fosse l'amico incaricato di passare a prenderlo. Invece, una terribile notizia piombò sulla sua vita di adolescente. Entrambi i suoi genitori erano morti nel sonno a causa del monossido di carbonio sprigionato da una stufa:
"Mia madre si chiamava Tina, mio padre Sasà. Mio padre era poco reattivo alle smancerie, come tanti uomini di quell'epoca. Mia madre era un po' più affettuosa. Io ho la vita salva grazie alla passione per Maradona. Quando i miei genitori sono morti erano andati in una casa in montagna che avevamo. Ci andavo sempre anch'io. L'ultima volta che non sono andato è stato perché mio padre aveva acconsentito che andassi a seguire il Napoli in trasferta. Per questo non mi sono trovato in quella casa quando è successo l'incidente con il riscaldamento. Sono dolori che si attutiscono ma non passano e a una determinata età condizionano la vita".
La passione per Diego Armando Maradona
La fede calcistica di Paolo Sorrentino per il Napoli va di pari passo alla passione per Diego Armando Maradona: "Ero già innamorato del Napoli ma l'amore è esploso del tutto nel 1984, quando è arrivato Maradona. Sono ossessionato da Maradona. L'ho sentito fugacemente al telefono dopo che ho vinto l'Oscar, ma ero in aereo e le hostess premevano perché riattaccassi il telefono. Poi l'ho conosciuto a Madrid in occasione di una partita del Napoli, ma non so se mi abbia riconosciuto perché aveva appena litigato con la fidanzata".
Il sodalizio con Toni Servillo
Raffaella Carrà, poi, gli ha chiesto del legame fortissimo che lo lega a Toni Servillo. Paolo Sorrentino ha spiegato di reputarlo un fratello: "È un fratello, è una persona che mi ha insegnato a relazionarmi con gli altri, anche sul lavoro, io ero irascibile, mi ha insegnato a calmarmi". Quindi è tornato con la mente a quando lo contattò per il film ‘L'uomo in più': "All'inizio non credeva in me e nemmeno io ci credevo tanto. Quando gli portai la sceneggiatura de ‘L'uomo in più', non la lesse per tanto tempo poi il mio produttore escogitò un'idea vincente. Gli disse: ‘Abbiamo scelto un altro attore' e lì cambio idea". Nel 2001, il film è uscito nelle sale.
Il cinema? Non mi piace
Paolo Sorrentino ha stupito Raffaella Carrà, esponendo la sua idea sul cinema. Ritiene che il suo lavoro sia alla portata di tutti. Solo farlo a un livello più alto, richiede la necessità di fare emergere il vero talento:
"Il cinema? Non mi piace, l'ho scelto da ragazzo perché mi sembrava la cosa più semplice da fare. Mi sembrava che un lavoro artistico non richiedesse nessuna applicazione. […] È un lavoro che si può fare anche senza grandissimi talenti e grandissima intelligenza. Farlo a un livello più alto, invece, richiede scavare per trovare il talento che non è mai in superficie, è nascosto. Tranne nei casi in cui si parla di un genio come Maradona. A me questo lavoro non costa fatica perché non mi costa fatica fuggire dalla realtà".