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Omicidio Emanuele Morganti: “L’amico cercava di salvarlo ma i buttafuori lo tenevano fermo”

Sviluppi nel caso del giovane ucciso ad Alatri. A “Chi l’ha visto” si parla dei nuovi indagati accusati di omicidio, mentre parla la nonna del migliore amico di Emanuele: “Mio nipote ha cercato di salvarlo. Perché i Carabinieri hanno fermato lui e non chi lo picchiava?”.
A cura di Valeria Morini
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Nella puntata di "Chi l'ha visto?" del 5 aprile, si è tornato ancora una volta a parlare dell'omicidio di Emanuele Morganti. Il giovane è stato assassinato ad Alatri, pestato a morte di fronte a una discoteca nella notte del 24 marzo.

Oltre ai due fermati Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, fratellastri, gli inquirenti hanno recentemente accusato altre sei persone di omicidio volontario. Tra loro, anche alcuni buttafuori dello stesso locale, il Miro. L'inviato di "Chi l'ha visto?" ha cercato inutilmente di mettersi in contatto con uno di loro. Ai microfoni del programma, è quindi intervenuta a testimoniare la signora Marcella, nonna di un ragazzo di nome Gianmarco. Quest'ultimo era il migliore amico di Emanuele ed è stato testimone del delitto. La donna ha raccontato quello che il nipote ricorda.

Mio nipote mi ha detto di aver tentato di salvarlo in tutti i modi, ma i buttafuori l'hanno tenuto fermo. Nel caos, lui non ricorda bene i visi, ma solo Emanuele a terra. Quello che non capisco è perché i carabinieri, invece che prendere i veri delinquenti, hanno preso mio nipote, che era sul corpo di Emanuele, e l'hanno messo in una macchina, tenendolo chiuso lì dentro per 20 minuti. Le due persone arrestate erano conosciute ed erano lì, perché non sono stati fermati loro quella notte?

"Se avete video di quella sera consegnateli", questo, infine, è l'appello del procuratore di Frosinone a coloro che possono aver assistito al pestaggio di Emanuele.

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