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Nino D’Angelo racconta a Mara Venier la sua depressione: “Non avevo voglia di far niente”

Nino D’Angelo è un poeta che non sa parlare, per parafrasare il suo ultimo progetto diviso tra l’autobiografia pubblicata da Baldini + Castoldi e da un album di inediti in cui il cantautore napoletano ripercorre la sua vita e i temi che gli stanno più a cuore. Ospite da Mara Venier a Domenica In ha raccontato anche la depressione.
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Nino D'Angelo è un poeta che non sa parlare, per parafrasare il suo ultimo progetto diviso tra l'autobiografia pubblicata da Baldini + Castoldi e da un album di inediti in cui il cantautore napoletano ripercorre la sua vita e i temi che gli stanno più a cuore. I due Nino D'Angelo, quello del caschetto biondo e quello portato nel gotha della Cultura italiana con Goffredo Fofi, sono i protagonisti di questo percorso che lo ha portato dritto dritto fino a Domenica In. Il cantante, infatti, è stato uno degli ospiti dell'ultima puntata del programma di Rai1, intervistato da Mara Venier a cui ha parlato di sé, dalla musica fino alla depressione che ha combattuta e che racconta anche nel libro.

A Mara Venier ha detto: "Ho conosciuto la depressione, sono stato fermo 4 anni, non avevo più voglia di fare niente. La depressione non ti fa ridere, non ti fa sognare, non la auguro a nessuno, diventi una nullità" ha detto a Mara Venier, spiegando che è riuscita a superarla anche grazie all'amore di sua moglie, oltre a quello di uno specialista, come racconta nel libro, parlando anche di quando si ritrova spaesato tra i due Nino, quello del presente e quello del passato. Durante la trasmissione il cantante si è esibito anche nel suo ultimo singolo "Voglio parlà sulo d'ammore".

È stato uno dei momenti più difficili della sua vita, anzi, in realtà la depressione lo ha accompagnato nel tempo, facendosi viva più volte, quando povero gli chiesero dei soldi per realizzare il suo sogno; soldi che non aveva: "Durante il viaggio verso casa conobbi per la prima volta la depressione, stava seduta al mio fianco e continuava a ricordarmi che ero nato povero, che le persone come me nascono per sopravvivere, che non ero nessuno, che non siamo tutti uguali e, arrivati sotto casa mia, per farmi l’ultimo regalo mi disse: ‘Il treno passa una sola volta, e tu l’hai perso!'" scrive nel libro, ma la depressione lo colpì anche quando perse i genitori: "Il vuoto che avevano lasciato i miei genitori inghiottiva il mio vivere: mi assentavo completamente da tutto ciò che ero e che era mio e la depressione si svegliava e si addormentava con me. Sì, anche io sono stato schiavo di questa malattia che prende il tuo umore e lo butta giù, nel profondo più oscuro dove abita la paura".

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