Nino D’Angelo: “Costretto a lasciare Napoli, hanno sparato dentro casa mia”
Nino D'Angelo, ospite della puntata di Verissimo trasmessa sabato 13 novembre, ha raccontato un momento molto doloroso della sua vita, quando più di 30 anni fa, si vide costretto a lasciare Napoli perché finito nel mirino della malavita. Oggi la situazione è cambiata e l'artista vive tra Roma e Casoria. Ecco cosa ha raccontato Nino D'Angelo.
Il dolore di lasciare la sua Napoli: perché ha dovuto andarsene
Nino D'Angelo ha spiegato che lasciare la città in cui era nato e cresciuto lo ha fatto soffrire. Dato che è nato in una famiglia umile, non si aspettava di avere a che fare con dei delinquenti: "Mi ha fatto molto male. Venendo dal niente, venendo dal popolo non mi aspettavo di avere a che fare con la brutta gente di Napoli, che per fortuna è una piccola parte perché Napoli è una città piena d'amore. È stato il momento più brutto della mia vita. Però l’ho affrontato, sono andato a Roma. Vivo a Roma da tanti anni, però, ho casa anche a Napoli, a Casoria. Mi divido, torno a Napoli tre volte a settimana”. Quindi ha spiegato il motivo per cui si è visto costretto ad andarsene:
“Hanno sparato dentro casa mia, stiamo parlando di 30 – 40 anni fa, perché volevano i soldi: era un’estorsione, una cosa vomitevole. Più che spaventato, mi sono offeso perché non avevo preso niente da nessuno, non mi aveva dato niente nessuno, quello che avevo era grazie al talento e ho sempre aiutato chi mi ha chiesto una mano. È nella mia indole, il rispetto di chi ha avuto poco come me. Mia moglie invece ha avuto molta paura ed è stata lei a voler cambiare città. E io non potevo perdere la mia famiglia”.
L'odore della morte durante il lockdown e le lacrime per la famiglia
Nino D'Angelo ha anche parlato di quanto sia stato difficile per lui scrivere delle canzoni durante il lockdown. È stato un periodo difficile, ma ora è pronto a godersi le soddisfazioni che il nuovo album "Il poeta che non sa parlare", gli darà:
“Vivere in modo improvvisato non è vivere. Vicino all'odore della morte non si pensa a niente, vuoi salvare il salvabile. Il primo lockdown l’ho vissuto molto male, non avevo alcuna intenzione di scrivere canzoni. Pensavo solo a far stare bene la famiglia, soprattutto i miei figli. Poi ho visto il murales che mi hanno dedicato e quel gesto mi ha spronato a fare questo disco che è stato il più difficile della mia carriera. Scrivere di vita quando vicino a te c’è la morte è difficile".
Infine, si è sciolto in lacrime pensando alla sua famiglia: "I miei figli mi hanno fatto dei doni meravigliosi, i miei nipoti. Scusatemi. Io ho quattro nipotini, Maya, Edoardo, Leonardo e Gaetano. L'ultimo si chiama proprio come me".