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Niente più Rai per gli italiani all’estero, chiude Rai World

Un altro capitolo doloroso si aggiunge al taglio da 150 milioni: la società che si occupa della distribuzione e della programmazione Rai all’estero sta per essere chiusa.
A cura di Andrea Parrella
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La discussione sulla Rai è all'ordine del giorno, come accade a periodi alterni, caldeggiata dall'oramai celeberrimo taglio per 150 milioni di euro inserito nel merito del decreto Irpef. Una vicenda che aveva portato ad uno sciopero del servizio pubblico, poi sospeso dall'Usigrai (comunque contraria ai tagli), che si era trasformato in un boomerang mediatico per l'azienda, passando agli occhi degli italiani come il gesto corporativo di chi non accetta il sacrificio cui gli italiani dovrebbero sottoporsi in questo momento di difficoltà: proprio per questa ragione molti giornalisti e pezzi grossi si erano svincolati nei giorni scorsi. E' bene precisare che, come più volte hanno spiegato gli addetti ai lavori che hanno sostenuto le ragioni dello sciopero con insistenza, la vicenda fosse in realtà ben più complessa e che si muovesse in difesa della possibilità di offrire un servizio pubblico adeguato. Una frangia di dipendenti infatti, continua ad immaginare una forma di sciopero differente (ad esempio si vocifera dell'idea di presenziare sul luogo di lavoro mercoledì prossimo, devolvendo il compenso di giornata in beneficenza).

La chiusura di Rai World

Ma alla complessa vicenda si aggiunge oggi un'altra notizia, che riguarda diverse migliaia di italiani all'estero, che alimentano un cordone ombelicale con l'Italia guardando Rai World, la società che si occupa della programmazione e distribuzione Rai all'estero. Secondo quanto riportato da "Il Tempo", ieri pomeriggio sarebbe maturata da parte dell’amministratore delegato Corsini e il direttore generale Stefania Cinque, la decisione di chiudere definitivamente Rai World. Un provvedimento che rientra nel maxi taglio da 150 milioni e, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, probabilmente anche nella pianificazione di un allargamento della cifra di altri 50 milioni.

Una società che non produce utili

D'altronde la programmazione di Rai World era andata negli ultimi anni sempre più restringendosi, finendo per divenire un vero e proprio baluardo simbolico e poco più, per quindi risultare poco incentivante ai fini della sottoscrizione di un abbonamento da parte degli utenti all'estero. I conti parlano chiaro: gli abbonati negli ultimi  dieci anni circa sono clamorosamente scesi da 450 mila a poco più di 13 mila. La società costa al servizio pubblico circa 5 milioni di euro, ma, di fatto, non produce più alcun utile. Da qui la decisione, sofferta o meno che sia, della definitiva chiusura.

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