Nadia Toffa denuncia il gioco d’azzardo per bimbi: ‘I maggiori responsabili? I genitori”
Nadia Toffa torna con un altro servizio che farà molto discutere, dopo quello della settimana scorsa che denunciava come i pomodori made in Italy in realtà fossero tutto tranne che prodotti in Italia. Per molti giorni l'inchiesta de Le Iene è stata sulla bocca di tutti e anche quello di questa settimana che denuncia il gioco d'azzardo dei bambini non sarà da meno. La giornalista della trasmissione di Italia Uno, infatti, ha voluto indagare un problema di cui si parla poco, ovvero il gioco d'azzardo per bambini e lo fa discutendone con psicologi e persone che sono uscite dal tunnel dell'azzardo ma soprattutto andando a vedere che succede nelle sale da gioco, ma anche nelle tabaccherie e in edicola.
Uno dei problemi maggiori dice la psicologa è quello di insegnare un'ipotetica semplicità di vincere, la fortuna che si sostituisce allo studio ed è un meccanismo difficile da curare, come spiega Francesco, ex giocatore, che accompagna la Toffa in giro a spiegare i meccanismi nascosti: le slot messe vicino ai giochi per bambini, le app sui tablet che inducono i bambini al gioco.
Bambini di tutte le età
‘Ci sono bimbi di tutte le età, da 5 a 15, espertissimi dei meccanismi di vincita' dice la giornalista che fa intervistare anche i genitori, che sono i primi a spingere i bambini a giocare, senza rendersi conto di star creando possibili futuri malati. Sono loro, oltre allo Stato – che ne dovrebbe vietare la possibilità di gioco ai minori di 18 anni – i principali responsabili di quello che il video mostra in tutta la sua crudezza, arrivando anche a scaricare sulle spalle dei figli la responsabilità di essere lì a spendere soldi.
I giochi per bambino sono altri, devono essere tenuti lontano dai giochi d'azzardo perché rischiano di entrare nel meccanismo del provarci e riprovarci per fare la vincita grossa. Io mi sono ammalato cominciando a giocare gradualmente, sempre di più e arrivando a perdere soldi e famiglia.
‘Un oggetto comprato è meno affascinante di quello avuto in regalo – dice la psicologa -. Ma per arrivare ad avere dei premi spendi più soldi del valore. Portandoli a giocare, si innesca un meccanismo che si sviluppa quando avranno età per giocare.
‘Perché studiare quando è così facile vincere?'
La Iena manda anche una ragazza che mostra meno di 18 anni in giro a capire se qualcuno le impedisce un gioco che non potrebbe fare, ma tutti i risultati mostrati sono negativi e mostrano casi di incentivo al gioco. Insomma, si tende a legare il successo a una combinazione magica che può avvenire e portando i bambini a pensare: ‘Perché studiare quando è così facile vincere?'