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Morto Dj Fabo, piange l’amico Leonardo Tumiotto: “Ero con lui la sera dell’incidente”

Leonardo Tumiotto, ex nuotatore oggi deejay, ricorda in lacrime l’amico Fabo. I due suonarono insieme nella serata in cui si verificò l’incidente in seguito al quale Fabiano rimase tetraplegico.
A cura di Stefania Rocco
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Leonardo Tumiotto, ex nuotatore oggi diventato un deejay, ricorda l’amico Dj Fabo a Pomeriggio 5 (qui il video). L’uomo è stato invitato in studio affinché raccontasse il suo rapporto con Fabiano Antoniani, soprattutto alla luce della serata trascorsa insieme poche ore prima dell’incidente in seguito al quale il deejay rimase tetraplegico.

Leonardo fa fatica a controllare l’emozione. Conosceva Fabio e la sua grande voglia di vivere, ed è così che intende ricordarlo:

Non posso piangere, lui mi avrebbe sgridato. Non gli sono mai piaciuti i piagnistei. Voglio ricordare Fabo quando era vivo. Quella sera suonammo insieme per fare un regalo a un amico comune. Conoscevo Fabo dal 2010/2011. Conservo ancora i suoi messaggi prima di quella serata. Lui si preoccupava di fare le cose al meglio, voleva che il regalo e la festa organizzata per quell’amico fossero perfetti. Quella sera suonammo insieme. C’era anche la sua fidanzata, Valeria. A questa ragazza andrebbe fatto un monumento. Fabo amava la vita. Lo chiamavano “la tarantella” perché non stava mai fermo, aveva un’energia incredibile. Immagino la sua sofferenza nel fare quel tipo di scelta.

Leonardo ricorda la serata dell’incidente, e la voce si spezza:

Quella sera, quando ci siamo salutati, l’ho visto salire in macchina con la sua borsa dei dischi. Era una forma di egoismo trattenerlo in questo mondo.

Dj Fabo è morto in Svizzera

Dj Fabo è stato costretto ad andare in Svizzera per mettere fine a quella vita dentro la quale si sentiva imprigionato. Ha lasciato l’Italia per chiedere l’eutanasia, consapevole che il paese nel quale è nato e ha vissuto non gli avrebbe consentito di scegliere in autonomia di riappropriarsi di quella libertà che era consapevole di avere perduto. Tetraplegico e cieco, quel 40enne pieno di vita è stato costretto a morire lontano da casa, in un paese che ha rispettato il suo diritto di non vivere quell’esistenza che non aveva scelto, fatta di un buio perenne e di catene, le ennesime, che hanno provato a trattenere il desiderio di un uomo libero. Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio. Prima di rientrare in Italia, ha affidato ai social un messaggio che si augura sia in grado di toccare la coscienza di un paese che, per antonomasia, ama definirsi civile: “Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo”.

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