Mingo di Striscia la notizia condannato per truffa, avrebbe prodotto “falsi servizi”
Il tribunale di Bari ha condannato l’ex inviato di Striscia la notizia Domenica De Pasquale (in arte Mingo) a 1 anno e 2 mesi di reclusione per i reati di truffa, falso e diffamazione. Avrebbe prodotto falsi servizi andati in onda tra il 2012 e il 2013 relativi a fatti inventati ma spacciati per veri, all’insaputa del noto tg satirico di Antonio Ricci.
Mingo condannato insieme alla moglie
Mingo è stato condannato dal tribunale di Bari insieme alla moglie Corinna Martino, amministratore unico della Mec Produzioni srl di cui il marito era socio. Secondo l’accusa, l’ex inviato avrebbe truffato Mediaset facendosi pagare alcuni servizi relativi a vicende inventate ma spacciate per vere e facendosi rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. La moglie, invece, è stata condannata per aver denunciato lo smarrimento della patente e della carte di credito, utilizzate per noleggiare un'auto comparsa in uno dei falsi servizi. Stando alle ipotesi, le truffe sarebbero avvenute all’insaputa di Fabio De Nunzio, l’inviato che all’epoca dei fatti faceva coppia con Mingo.
Mingo ritenuto responsabile di quattro truffe
Domenica De Pasquale è stato ritenuto responsabile di quattro truffe relative ad altrettanti servizi trasmessi da Striscia la notizia tra il 2012 e il 2013. Disposta inoltre l’assoluzione per la presunta truffa relativa ad altri sei servizi mentre la simulazione di reato risulta prescritta. È stato inoltre disposto un risarcimento danni a favore delle parti civili: RTI, Antonio Ricci, Lorenzo Beccati, Gennaro Ventimiglia, Fabio Nocchi, Marco Pisciotta, Massimo Dimunno, Giovanni Tamborrino, Carlo Sacchetti, Alessandro Meazza e Massimo Greggio. A Ricci e Beccati, Mingo e la moglie dovranno versare una provvisionale di 5mila euro, mentre 1000 euro saranno versati alle altre parti civili.
Le dichiarazioni degli avvocati
Intanto Francesco Maria Colonna Venisti e Ludovica Lorusso, difensori di Mingo e la moglie Corinna Martino (amministratore della Mec Produzioni Srl di cui il marito era socio), hanno dichiarato in una nota:
Sono stati prodotti documenti a sostegno della tesi difensiva che si immagina siano stati valutati dal giudice per raggiungere i risultati assolutori del dispositivo. A questo proposito, i nostri assistiti sottolineano di aver dimostrato la loro estraneità ai fatti a loro ascritti, raggiungendo la formula assolutoria per i fatti più gravi. Le sentenze non si discutono: se non si condividono, si impugnano. Per farlo, è necessario attendere studiare le motivazioni che sostengono il provvedimento. Questa difesa non ha voluto e non vuole che il processo venga svolto in luoghi non deputati.