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Michele Anzaldi: “Tra 5000 donne interne in Rai, perché dare Agorà a Luisella Costamagna?”

Intervista a Michele Anzaldi, segretario della Commissione Vigilanza Rai, che all’indomani della presentazione dei Palinsesti per la stagione 2020/2021 ha parlato apertamente di “scelte suicide”, come quelle di escludere conduttori che avevano ormai fidelizzato con il pubblico: “Penso a Salvo Sottile o a Domenico Iannacone, che faceva vero servizio pubblico”. E sui giornalisti esterni: “La Rai ha più di cinquemila dipendenti tra giornaliste e conduttrici, perché chiamare Luisella Costamagna e affidargli Agorà?”
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Michele Anzaldi, segretario della Commissione Vigilanza Rai, ha puntato il dito contro la Rai all'indomani della presentazione dei Palinsesti per la stagione 2020/2021. Ha parlato apertamente di "scelte suicide", come quelle di escludere conduttori che avevano ormai fidelizzato con il pubblico (Salvo Sottile, Domenico Iannacone), oltre a ravvisare una mancata valorizzazione dei giornalisti interni: "Basti pensare alla chiamata diretta di una giornalista esterna come Luisella Costamagna per la conduzione quotidiana di un contenitore di informazione come ‘Agorà’". I conti non tornano.

Onorevole Anzaldi, in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti Rai lei ha protestato per la scelta di dare la conduzione della serata evento nella Giornata contro la violenza sulle donne a Maria De Filippi. Ce l’ha con la conduttrice di Canale 5?

Maria De Filippi è una grandissima professionista e non è la prima volta che partecipa ad un evento Rai. Il segnale che arriva dalla scelta di Rai1 di farle condurre una trasmissione simbolo, però, è di un’azienda totalmente allo sbando. La Rai ha 5.114 dipendenti donne, tante giornaliste, tante conduttrici interne, tanti volti da far crescere. Perché per un evento del genere si preferisce rivolgersi al volto simbolo della concorrenza? Si vogliono inseguire facili ascolti o valorizzare davvero l’azienda? Ma questo è solo un episodio, ci sono casi ben peggiori.

Per esempio?

Basti pensare alla chiamata diretta di una giornalista esterna come Luisella Costamagna per la conduzione quotidiana di un contenitore di informazione come ‘Agorà’. Perché per un prodotto totalmente Rai si decide di puntare su un volto esterno invece di valorizzare una delle centinaia di giornaliste Rai?

Però si è sempre in cerca, ogni anno, di qualche volto nuovo. 

Ma si tratta di una scommessa al buio, perché la giornalista non ha esperienze del genere alle spalle di conduzione di una trasmissione quotidiana a questo livello. Quale altra azienda farebbe lo stesso? Mentre Mediaset scommette sulle sue giornaliste, la Rai ricomincia sempre da zero, tanto pagano gli italiani. Si pensi al caso delle giornaliste del Tg1 D’Aquino e Chimenti, valorizzate al massimo in una vetrina come Sanremo e poi tornate al loro lavoro al tg come se niente fosse. Dopo una visibilità del genere, non sarebbe stato logico affidare loro delle trasmissioni?.

Se la Rai valorizzasse i giornalisti interni, il problema sarebbe risolto? 

Certo. Quando è venuto in commissione di Vigilanza, l’amministratore delegato Salini aveva declamato tanti buoni propositi sulla valorizzazione degli interni, ma alla prova dei fatti si è comportato all’opposto. Le uniche novità sull’informazione riguardano giornalisti esterni, poi ci sono scelte senza alcun senso aziendale.

Del tipo?

Penso a Salvo Sottile. Perché far crescere e valorizzare per 5 anni un giornalista come lui, anche con buoni risultati di ascolto, e poi improvvisamente metterlo da parte solo perché è cambiato direttore di rete? Quale altra azienda farebbe una scelta così suicida, con le conduzioni affidate in base alle simpatie dei direttori? Lo stesso era accaduto con la Clerici, messa da parte per un anno pur essendo pagata, e ora recuperata. Lo stesso sta accadendo ora con una professionista come Lorella Cuccarini, per un anno in onda tutti i giorni e poi rimandata a casa. Poi c’è il caso Iannacone, un esempio di prodotto da servizio pubblico inspiegabilmente fatto fuori.

Risorse esterne, strapotere degli agenti televisivi e delle società di produzione. Non sembra cambiare nulla a guardare questi palinsesti.

Il Parlamento viene puntualmente umiliato, la Rai si permette di ignorare gli atti della Vigilanza, le risoluzioni approvate addirittura all’unanimità. Da una parte i soldi del canone garantiscono risorse che non risentono di nessuna crisi, quindi non c’è neanche l’eventuale problema degli ascolti e degli inserzionisti. Dall’altra le autorità di controllo che dovrebbero vigilare sulla qualità del prodotto sono state totalmente delegittimate. Se basta una sentenza di un giudice del Tar di Roma per sconfessare il lavoro di mesi di commissari, giuristi ed esperti Agcom, come si può sperare che la Rai rispetti le regole?

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