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Matteo Salvini sulla Rai: “Alcuni renziani resteranno”. È polemica: “Non fa lui le nomine”

Il Messaggero riporta alcune frasi del ministro degli interni sul servizio pubblico, secondo le quali il governo starebbe valutando alcuni nomi presentati da Salini e Foa. Insorge il commissario di vigilanza del Pd Anzaldi, che contesta questo atteggiamento del leader della Lega: “Le nomine sono responsabilità dell’amministratore delegato”.
A cura di Andrea Parrella
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Le nomine Rai sono tra i nodi principali da sciogliere per il futuro del servizio pubblico. Dopo l'ufficialità della presidenza di Marcello Foa, nome discusso per mesi sul quale ha rischiato di spaccarsi il centrodestra, nelle scorse ore il vicepremier e ministro dell'interno Matteo Salvini si sarebbe lasciato andare a considerazioni sull'argomento, come riporta il Messaggero. Parole che avrebbero provocato critiche interne alla maggioranza e proteste da parte dell'opposizione: "Noi non siamo degli epuratori. Anzi, per me in Rai qualcuno di quelli nominati da Renzi dovrà restare", ha detto il leader della Lega rispetto alla questione delle nomine di direttori di rete, di tg e alle figure apicali dell'organigramma aziendale.

La strada tracciata dal rappresentante dell'esecutivo sarebbe quella di valorizzare le risorse interne, così smentendo le voci dei giorni scorsi che facevano riferimento a un ingresso di nomi esterni candidati alle principali cariche, a iniziare dal Tg1, per il quale la corsa sembra essersi definitivamente ristretta al binomio Franco Di Mare/Gennaro Sangiuliano. In buona sostanza Salvini fa intendere che il presidente Foa e l'amministratore delegato Fabrizio Salini abbiano presentato una lista di nomi all'esecutivo e che da quella rosa nelle prossime settimane arriverà la scrematura definitiva.

A detta del vicepremier va rinfrescato il racconto del paese fatto dalla Rai e, in relazione alle persone, "occorre valorizzare non sempre gli stessi, ma anche altri, e valorizzare non significa chiedere obbedienza politica ma augurarsi un po' più di equilibrio dal servizio pubblico. Lo pagano tutti e tutti hanno il diritto di avere una televisione che non faccia gli interessi di alcuni contro altri". A remare contro la Lega, stando alle parole di Salvini, non sarebbero solo i telegiornali istituzionali del servizio pubblico, ma buona parte dei principali canali di informazione:

Tutti i tiggì, anche quelli Mediaset, non fanno che attaccarci. E non è giusto, nel caso della televisione pubblica, per chi paga il canone e che vorrebbe magari un racconto più completo

Salvini si augura, come accaduto finora, "di non dover telefonare ad alcun direttore di telegiornale" e, nell'immaginare una Rai più vicina ai cittadini punta il dito su una delle caratteristiche più contestate del servizio pubblico, soprattutto da parte dei dipendenti interni:

Va ridimensionato lo strapotere degli agenti esterni nella produzione dei programmi. Non è possibile appaltare una parte rilevante del palinsesto della televisione pubblica a società private, per programmi che potrebbero farsi in casa, grazie ai 13.000 dipendenti professionisti che ha la Rai e che spesso sono molto qualificati. Si tratta di tutelare i soldi degli italiani, senza inutili sprechi

Ma la polemica per le parole di Salvini è immediata dilagata tra i banchi dell'opposizione, con il commissario di vigilanza Anzaldi che ha pubblica una nota scrivendo: "Davvero il presidente della Rai Foa si sta occupando delle nomine dei telegiornali, che sono un’esclusiva responsabilità dell’amministratore delegato? Davvero Foa è andato da Salvini e Di Maio, insieme allo stesso Salini, per consegnare i nomi di chi verrà nominato e avere un via libera? E’ stato delegato dal Consiglio o è una sua iniziativa personale? A che titolo Salvini si occupa di direzioni dei telegiornali? Come fanno i consiglieri Rai, a partire da Laganà nominato dai dipendenti e da Borioni scelta dall’opposizione, a non dire nulla? Come fa il consigliere Rossi, indicato da Forza Italia che oggi con Tajani parla della fine di Masaniello per Salvini, a non dire nulla?". Poi il rappresentante del Partito Democratico in commissione prosegue:

Le parole del ministro dell’Interno Salvini al “Messaggero” sono imbarazzanti e gravissime, oltre a rappresentare una polizza di assicurazione per gli attuali direttori, che se davvero verranno cambiati dopo che a dare l’annuncio di epurazione è stato il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega potranno fare ricorso e ottenere immediatamente la reintegra dal giudice del lavoro. Mai in questi anni la Lega, che pure è sempre stata rappresentata in Vigilanza, ha contestato nulla agli attuali direttori.
Il Governo ha il divieto assoluto di occuparsi di gestione del servizio pubblico, figuriamoci se può mettere bocca sulle nomine: lo hanno stabilito le sentenze della Corte Costituzionale. Vogliono occupare e lottizzare infrangendo ogni legge.
Inoltrerò anche all’Anac di Cantone e all’Agcom l’esposto che ho già presentato alla Corte dei Conti. Se procederanno con le nomine prima di aver approvato Piano dell’informazione, Piano editoriale e Piano industriale, previsti dalla Concessione e dal Contratto di servizio, l’amministratore delegato e i consiglieri saranno chiamati a rispondere di danno erariale.

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