Matteo Salvini da Barbara d’Urso: “Cosa gliene frega a Pamela Anderson di darmi del fascista?”

Che Matteo Salvini avrebbe tentato di cavalcare a modo suo la polemica politica lanciata da Pamela Anderson via Twitter, che diverse ore fa ha espresso la sua preoccupazione per la deriva neo-fascista che l'Italia starebbe prendendo in questo momento storico, era cosa più che certa. Quello dell'ex bagnina di Baywatch ha finito per essere un assist fornito al ministro dell'Interno, alla vigilia della manifestazione romana della Lega con cui Salvini intende spingere ulteriormente sull'acceleratore nel tentativo di approfittare del momento di indiscutibile popolarità di cui gode  in questo momento. Proprio ieri, sulle sue pagine social, Salvini aveva confermato i nostri pronostici, inserendo Pamela Anderson nella lista di coloro che non ci sarebbero stati alla manifestazione. Una bizzarra lista di proscrizione che marchiava come oppositori personaggi del mondo della tv, del cinema, della musica e della politica internazionale.

Ma Salvini ha rincarato la dose su Pamela Anderson rispondendo alla provocazione di Barbara d'Urso, nel corso dell'intervista a Pomeriggio Cinque del 7 dicembre, attaccando così l'ex playmate:

La generazione dei 40enni al pomeriggio, mentre studiava, guardava Baywatch perché salvavano la gente ed erano belle ragazze e bei ragazzi. Ma dico io, cosa gliene frega a una che fa l'attrice e sta negli Stati Uniti di dare del fascista a Salvini? Ma rilassati e fatti una risata e goditi la vita che è così bella, senza preoccuparti degli italiani che hanno la testa per scegliere senza che arrivi un'attrice americana a spiegargli come devono vivere.

E come accade sempre più spesso, Salvini gli applausi li conquista quando oltrepassa i confini dell'aplomb istituzionale che il suo ruolo dovrebbe imporgli, giustificando così questi attacchi a giornalisti e personaggi vari che si sono opposti alla sua visione politica: "Lo dico a me stesso ogni mattina: chi si prende troppo sul serio si monta la testa. Ogni tanto dico a questi professoroni di sorridere".