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Matteo Mastromauro del Tg5 è morto: il tumore raccontato su Youtube

Il giornalista aveva deciso di raccontare la sua storia: cosa significa avere un cancro ai polmoni. Nel 2008 scopre di avere un male per cui lottare, due anni dopo era apparentemente guarito. Il triste epilogo questa mattina per Mastromauro, che si spegne a 42 anni.
A cura di Laura Balbi
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Il giornalista aveva deciso di raccontare la sua storia: cosa significa avere un cancro ai polmoni. Nel 2008 scopre di avere un male per cui lottare, due anni era apparentemente guarito. Il triste epilogo questa mattina per il caporedattore, che si spegne a 42 anni.

Il giornalista del Tg5 Matteo Mastromauro è morto a seguito di una lunga e difficoltosa malattia. Una lotta struggente e dilatata nel tempo contro il più amaro dei mali, il cancro, che lo ha spento a soli 42 anni. Lui però ha creduto fino in fondo di potercela fare, di sopravvivere grazie alla speranza, la fiducia e la scienza. Mastromauro ha fatto del raccontare storie altrui il suo lavoro quotidiano, ma prima di cedere ha voluto anche raccontare la sua, dopo un percorso duro e impervio, che almeno apparentemente si avviava verso una ripresa. Con la giusta fermezza di chi ha metabolizzato uno dei drammi più inspiegabili della vita umana, Matteo raccontava la sua esperienza con un video su internet. Un iter fatto di sintomi e una strada costruita a tentativi, la scoperta di una malattia che si è rivelata per com’era solo dopo un abbaglio. Era l’aprile del 2008 quando il giornalista del Tg5 seguiva in trasferte esterne la campagna elettorale del Pdl e un giorno iniziò a sentire una sete fuori dal normale. Con il passare dei giorni, delle settimane il disturbo si faceva sempre più intenso, al punto di divenire insopportabile e fastidioso. Consumava fino a 6 bottiglie d’acqua al giorno, campanello d’allarme che esulava da un semplice malessere stagionale.

Matteo ritorna a Milano e chiede consiglio a una collega della redazione: “Ma è normale bere così tanto?” Veronica gli consiglia degli accertamenti medici, potrebbe essere diabete. Non esita Matteo e prende subito un appuntamento in un grande ospedale milanese: la curva glicemica non rileva problemi, le analisi nemmeno. Tanto che il primario lo rassicura di non preoccuparsi, la seta è per colpa del caldo che avanza. Il giornalista non ne è convinto, ma è soprattutto la sua voglia di bere, che aumenta sempre di più, che gli fa credere che non sia tutto normale. Una nuova visita, un altro ospedale, nuovo reparto di endocrinologia. Le analisi stavolta sono approfondite, il day hospital è completo e la diagnosi stavolta è certa: diabete insipido. Ma lo scrupolo dei medici è stato tale da prescrivere ancora accertamenti: una risonanza alla testa rileva delle lesioni, il ricovero appare necessario per scongiurare ogni tipo di dubbio.

L’ultimo accertamento è una banale radiografia ai polmoni, Matteo non ha timore dell’esito, consapevole di aver abbandonato il fumo da 9 anni. La radiografia invece rileva addensamenti la cui natura è da scoprire con un ulteriore indagine medica. Una settimana dopo i medici e il caporeparto di oncologia danno la notizia a Matteo e sua moglie Barbara: tumore ai polmoni. La sensazione che Mastromauro racconta nel video autobiografico è quello del senso di soffocamento, l’ansia divorante: “E’ come essere un condannato a morte.” Le lacrime, la disperazione, poi la presa di coscienza. Affrontare come un percorso dovuto le tappe che la medicina impone, senza remore e con tanto coraggio: nomi che fanno paura, dalla radioterapia alla chemio, ma riescono ad allontanare la sensazione che qualcosa di irreparabile ti si stia spezzando dentro. “Quella oncologica è una partita con la vita: una delle poche partite che non ammette pareggi. O si vince o si perde, in palio la vita.” Così concludeva il suo messaggio il caporedattore, con una vittoria aspramente solo parziale.

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