Mario Calabresi: “La verità storica sulla figura di mio padre è stata rispettata”
"Gli anni spezzati", fiction di Rai 1 con Emilio Solfrizzi, protagonista del primo e del secondo atto intitolato "Il Commissario", ha ricostruito la storia del commissario Luigi Calabresi. Uno dei figli è Mario Calabresi, direttore del quotidiano La Stampa che – sollecitato da alcuni lettori – ha confessato che "giudicare una fiction è troppo difficile per chi c'è dentro". A.S. gli ha chiesto se una fiction sia in grado di sostituire i libri, se insomma "il metodo fiction" possa funzionare; Bartolo Fontana ha criticato il modo in cui la fiction ha affrontato il tema della famiglia; Cristina Picco, invece, si è detta commossa da "Gli anni spezzati" ricordando con terrore quegli anni. Anche Mario Calabresi ha ammesso, rispondendo a tutte queste lettere, di aver visto per la prima volta martedì e mercoledì la fiction su suo padre del quale non riesce a darne "un giudizio distaccato perché per lui, così come per sua madre e per i suoi fratelli, è stata emozionante ma molto faticosa":
Questo è il motivo per cui non abbiamo partecipato al progetto e non l'abbiamo voluta vedere prima. Perché le fiction per loro natura semplificano tutto, tendono a stereotipare personaggi e situazioni e non saranno mai somiglianti ai ricordi che ognuno si porta dentro.
"Gli anni spezzati" invece avrebbe detto il vero:
Per quanto la complessità di quegli anni sia stata semplificata fino all'eccesso, la verità storica sulla figura di mio padre è stata rispettata.
Ci sarebbe soltanto un dettaglio "stravolto":
Luigi Calabresi nei giorni della strage di Piazza Fontana e della morte di Giuseppe Pinelli aveva solamente 32 anni. Era uno dei funzionari in assoluto più giovani della Questura […] Farlo interpretare da un attore 50enne cambia il senso della storia.
Non sarebbe perfetta nemmeno la scena finale:
Lo si vede quasi rassegnato per un destino che sentiva scritto, un destino che sembrava mettere fine a una lunga vita. Invece nella realtà era consapevole del pericolo e spaventato, ma non rassegnato e non intenzionato a fuggire. Ma soprattutto era un giovane padre che venne ucciso a soli 34 anni.
Luigi Calabresi morì il 17 Maggio 1972 a Milano; è stato un poliziotto con la qualifica di commissario di Pubblica Sicurezza, ha ricoperto la carica di vice-responsabile della squadra politica della Questura di Milano ed è stato uno delle vittime del terrorismo. Nel 1972 venne assassinato davanti la sua abitazione mentre si stava recando in ufficio: due sicari gli spararono alle spalle. Lasciò la moglie, Gemma Capra, all'epoca dei fatti incinta, e due figli, ovvero Mario Calabresi e Paolo. Il terzo figlio, Luigi, nascerà dopo la sua morte.