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Marco Cattaneo: “Le critiche per i disservizi di Dazn sono una fitta al cuore”

Dazn e la nuova Serie A vista da Marco Cattaneo. A Fanpage.it, il giornalista e conduttore fa un primo bilancio della sua nuova esperienza con il servizio on demand senza tralasciare nulla: “Stiamo raccontando un bel campionato e lo stiamo facendo bene. Sarebbe bello sentire anche degli apprezzamenti ogni tanto”.
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Dopo la sosta per le nazionali di calcio, ritorna il campionato di calcio su DAZN con il racconto della settima giornata di Serie A. Fanpage.it ha raggiunto Marco Cattaneo, giornalista e conduttore che in DAZN recita da quest'anno il ruolo di "terminale offensivo" per un primo bilancio: "Sono passato dall’essere il più piccolino del gruppo a quello con più anzianità. Mi piace mettermi al servizio della redazione di cui faccio parte". I primi siparietti nei pre e nei post partita, i problemi tecnici e qualche cosa ancora da registrare in una squadra che ha tanto entusiasmo: "C’è un livello di preparazione, attenzione e voglia di divertirsi. In questi ragazzi vedo gli occhi che brillano. Ogni volta che sento parlare d’altro e non di questo, sento una fitta al cuore perché vorrei che venisse finalmente evidenziato il lavoro di tutti. Non possiamo che crescere in questo triennio".

A un giorno dalla settima giornata di Serie A, un primo bilancio sulla tua nuova esperienza con DAZN.

Sono felice. Mi sto divertendo tantissimo. Ho riscoperto cose che avevo tralasciato, tipo andare allo stadio e raccontare le partite dal vivo. Faccio parte di un gruppo di lavoro che avevo già apprezzato da telespettatore. È una squadra moderna, con tanta energia. Sono passato dall’essere il più piccolino del gruppo a quello con più anzianità. Mi piace mettermi al servizio della redazione di cui faccio parte, sia provare a dare il mio contributo per l’esperienza che ho sul campo. Rivedo il clima di Tele+, ancor prima di Sky, ci sono persone che lavorerebbero anche 25 ore al giorno.

Dal punto di vista dello spettacolo, si comincia a entrare nel vivo anche nei post partita. Penso al siparietto tra Spalletti e Mourinho. Quanto è importante nel racconto giornalistico che si verifichino anche momenti di alleggerimento come questo?

Per me è fondamentale. Per come vedo io questo lavoro, ci deve essere il giusto mix di ogni cosa. Al telespettatore che paga l’abbonamento non puoi non offrire l’autorevolezza, ma lo puoi fare riuscendo anche a sdrammatizzare in certi momenti. Ero a Bergamo quando c’è stata quella gag fortissima e quando l’ho rivista nel post partita di Atalanta-Milan ho fatto una riflessione in onda: quest’anno sono più belli i pre-partita, con i tifosi a bordocampo, mi sembrano ancora più belle le partite, sempre spettacolari e così come i post-partita, perché abbiamo grandi allenatori che sono tornati al centro della scena e che sanno valorizzare il racconto della Serie A.

Il siparietto Mourinho-Spalletti su Dazn
Il siparietto Mourinho-Spalletti su Dazn

A proposito di valorizzare il racconto, gli opinionisti sono tanti, che arrivano da esperienze diverse e che hanno temperature diverse. Penso a Ciro Ferrara, che ha già fatto a sportellate con Walter Mazzarri…

Sì, ma con grande garbo ed educazione. Ferrara non era d’accordo con l’analisi di Mazzarri, ma è giusto che sia così. Sarebbe tutto piatto se tutti la pensassimo allo stesso modo. Ciro Ferrara è uno dei pochi con cui avevo già lavorato, lo conoscevo e lo stimavo già.

Marco Parolo, Simone Tiribocchi, Riccardo Montolivo e tutti  i nuovi opinionisti Dazn che hanno praticamente smesso ieri di giocare. Come sta andando?

Una cosa che noto è l’atteggiamento degli allenatori nei loro confronti. Nei post partita, vedo un approccio più di campo. Non c’è diffidenza tra i due livelli. È un rapporto che è così condizionato dal vissuto delle ultime stagioni che mi sembra tutto così franco e sincero, questo non può che far bene al nostro lavoro.

Sulle critiche…

Secondo me ci sono tanti ragazzi che stanno raccontando un bel campionato e lo stanno facendo bene su Dazn. Ragazzi che meritano di essere apprezzati per il lavoro che fanno e per la passione che ci mettono. Sarebbe bello sentire anche degli apprezzamenti nei loro confronti. C’è un livello di preparazione, attenzione e voglia di divertirsi. In questi ragazzi vedo gli occhi che brillano. Ogni volta che sento parlare d’altro e non di questo, sento una fitta al cuore perché vorrei che venisse finalmente evidenziato il lavoro di tutti. Non possiamo che crescere in questo triennio.

Perché i singoli eventi, le singole partite, non confluiscono mai in un unico studio ma bisogna cambiare – usiamo il vecchio termine – "canale" a fine partita per seguire Zona Gol? 

Siamo un enorme libro bianco. Non possiamo parlare di anno zero perché Dazn ha tre anni, ma ci sono ancora tante cose da costruire e formare. Come una squadra di calcio, non ti aspetti che al primo giorno ci siano già le idee degli allenatori in campo. Per esempio, nelle prime due partite di campionato, non avendo un collegamento tra le partite in contemporanea non avevamo la possibilità di creare anche un siparietto, come quello che hai citato tu in precedenza tra Mourinho e Spalletti. Man mano che si va avanti, il racconto sarà per forza di cose intrecciato con le altre partite.

Non è solo un discorso di fruibilità dell'applicazione? 

Sulla fruibilità dell’app, penso sia una questione d’abitudine. Quelli che sono in Dazn già da tre anni, vivono il passaggio da una finestra all’altra come un normale zapping in tv, ma credo sarà una cosa che verrà risolta nel tempo. Per essere alla sesta giornata di campionato, crediamo di aver fatto tanto rispetto alla prima e possiamo solo migliorare.

A proposito dell'app. Da alcuni giorni c'è disponibile il nuovo format "C'era una porta" in cui racconti il calcio ai più piccoli. È un mondo, quello dell'infanzia, che ti piace quasi quanto il calcio?

Sì, legare il calcio e il mondo dei bambini è sempre stata una mia passione. Vent’anni fa conducevo programmi di calcio per bambini su Disney Channel. È uscito da poco anche un libro per bambini con Alessandro Del Piero (Manualex per Rizzoli, ndr). Mi piace andare nelle scuole e avverto la responsabilità di trasmettere i valori della cultura sportiva ai più piccoli. È un format di racconti di calcio per bambini, raccontati a mo’ di grandi favole con l’idea di unire più generazioni. Mi immagino che il bambino guardi il programma con suo padre.

Una scena di "C'era una porta"
Una scena di "C'era una porta"

Come si compone il format?

Sono puntate monotematiche che abbiamo registrato al Museo dei Bambini di Milano, accompagnate dalle illustrazioni di Marianna Balducci. C’è la puntata su Francesco Totti, che è una bandiera, c’è il supercampione Leo Messi, a cui avevano detto che non sarebbe mai diventato un calciatore. È un modo di raccontare il calcio senza i filtri che applicano gli adulti.

Due domande a bruciapelo: chi vince il campionato, chi fa il capocannoniere?

Partiamo da una certezza: il capocannoniere è Osimhen.

E dire che non l'ho preso al Fantacalcio per paura della Coppa d'Africa.

Io l'ho preso, invece, ma con la Coppa d'Africa possiamo aprire un altro tema. Privare le squadre dei loro campioni per così tanto tempo, non è giusto. È un peccato che il Napoli debba perdere a gennaio tre pilastri come Osimhen, Koulibaly e Anguissa.

Quindi, per tornare al resto della domanda, il Napoli è una delle pretendenti allo Scudetto?

A me piace tantissimo il Napoli. Spalletti ha sistemato tante cose e gioca un calcio molto piacevole. Piacevole come il calcio del Milan. Pioli è riuscito a trasformare una squadra che alterna giovani e giocatori di esperienza. Come forza della squadra, invece, continuo a mettere l’Inter sopra tutti, che ha la forza di vincere qualsiasi partita grazie alla profondità della rosa. Ma lo scudetto uscirà tra queste tre squadre.

Parliamo di rinnovi contrattuali: che succede con Vlahovic?

Senza questa storia, ti avrei detto che il capocannoniere era tra Osimhen e Vlahovic. La tempistica è strana, perché annunciare lo stop alle trattative a due anni dalla scadenza del contratto è il sintomo del fatto che non esiste più il parametro zero. Quando si arriva a scadenza, il cartellino è sempre più di proprietà del procuratore. È un sistema troppo distorto e poi succedono cose sgradevoli, si può creare disaffezione da parte dei tifosi. Ma tutto può succedere. Magari Vlahovic farà un grande campionato e da qui a due anni cambieranno tante cose.

E con Lorenzo Insigne?

Lorenzo Insigne è Napoli. Non riesco a immaginarlo in nessun’altra parte, a maggior ragione in un momento così esaltante per tutta la piazza. Spero in un epilogo come Pellegrini alla Roma.

Insigne sembra tutto un altro giocatore sul piano del carattere?

Il piano caratteriale è una costante di tutte le gestioni Spalletti. Penso anche a Koulibaly, che ha alzato il livello di attenzione e direzione. Il lavoro che fa Luciano Spalletti sui giocatori lo capisci da queste prestazioni: Insigne, Koulibaly ma anche Fabian Ruiz. Un lavoro importante sulla soglia dell’attenzione, tutto merito di Spalletti.

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