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Marco Carta: “I pochi ricordi di mia madre sono impressi nella mia mente”

Il cantante, ospite di Silvia Toffanin, parla della sua carriera fatta di grandi successi e qualche momento di stallo, con uno spirito guida che l’ha sempre accompagnato: sua madre, scomparsa quando era ancora un bambino.
A cura di A. P.
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Marco carta è stato ospite di Silvia Toffanin a Verissimo ed ha parlato della sua carriera da artista, oltre che la giovinezza, che in fondo sino ad ora sono due concetti andati avanti di pari passo. Grandi alti, con il trionfo a Sanremo, ma anche bassi, come quelli del periodo appena successivo alla vittoria all'Ariston. ma soprattutto un'adolescenza e una crescita dettati dall'aiuto della nonna, una donna con la quale ha di fatto vissuto, avendo perso i genitori da piccolo, ma anche dal legame spirituale forte che il cantante ha instaurato sin da subito con quella madre vissuta solo fino all'età di dieci anni:

Quando faccio qualche scelta sbagliata, mi rendo conto di non essere stato in grado di prenderla da solo. Mi dico prepotentemente "chissà cosa mi avrebbe detto o cosa avrebbe fatto".

Uno spirito guida, dunque, al quale cerca sempre di appellarsi nei momenti di difficoltà: "Ma io me la ricordo con gli occhi di un bambino, quindi chiamo mia zia e le chiedo cosa avrebbe fatto in quella situazione. Lei mi dice sempre di stare ad arrovellarmi sulla questione, di sbagliare se c'è bisogno di farlo. Ma probabilmente la mia severità nei confronti di me stesso mi ha aiutato a non fare passi troppo lunghi, non commettere errori". Una presenza che dunque soggiace i suoi ricordi e nelle sue azioni, sempre: "I pochi ricordi che ho di quei primi dieci anni della mia vita, sono impressi nella mia mente, sempre vivi". Poi Marco Carta racconta anche di quel periodo appena successivo la vittoria sanremese, quando sembrò perdersi nei meandri di una celebrità e di una serie di impegni che con difficoltà è riuscito a reggere. "Non riuscivo nemmeno a guardarmi allo specchio" è una di quelle frasi che ha spesso pronunciato per rendere l'idea di cose gli fosse accaduto: "Dopo Sanremo è stato tutto troppo veloce ed ero troppo piccolo. Il tutto per me era troppo: i ritmi incredibili, non riuscivo a respirare un secondo, uscire con degli amici, fare cose normalissime. Mi sono detto di aspettare un attimo, perché la musica la amavo e infatti poi ho ripreso".

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