Manuel Agnelli: “Se io o Vasco Rossi ci fossimo presentati a X Factor, non saremmo passati”
Manca poco al debutto della nuova edizione di X Factor che, anche quest’anno, vedrà seduto dietro il bancone dei giudici anche Manuel Agnelli. Intervistato dal Corriere della Sera, il cantante racconta che, se fosse toccato a lui o a Vasco Rossi sostenere i provini per l’accesso al talent, nessuno dei due sarebbe riuscito ad accedere alla gara:
Né lui, né noi saremmo passati. Non è mai stato un personaggio standard per la tv, vedi le sue esibizioni di allora. E anche noi eravamo un progetto televisivamente inconciliabile.
Agnelli ricorda la fine degli anni 80, quando lo stile suo e del cantautore reduce dal successo del concerto a Modena si sposavano male con il concetto della musica di oggi prestata alla tv: “Eravamo dei freak fuori da ogni logica: il successo è arrivato dopo”. Aggiunge che l’Agnelli di allora non avrebbe mai approvato la decisione di sedere dietro il bancone del talent:
Sicuramente no. A 21 anni ero molto più estremo, la mia funzione era scombussolare l’esistente, non prestare il fianco a quello che era riconosciuto. Oggi sono più concreto. A quei tempi noi si ascoltava i Cure, i New Order, i Joy Division, i Talking Heads, gli Smiths e potrei continuare ore. I Duran erano la barca a vela, le donne, la plastica, l’edonismo reaganiano. E dei musicisti mediocri. Smentisco invece di aver mai detto male dei Queen, quattro artisti formidabili. Per me riempire gli stadi non significa nulla: Lou Reed probabilmente non ci ha mai suonato, ma rimane uno dei più grandi.
Sui talent show in generale, però, confessa di avere un’idea positiva:
Il talent ti dà una esposizione gigantesca. Poi è il sistema che ti deve assecondare nella crescita, le discografiche, i manager, i promoter. Non sempre lo fa. E comunque la storia della musica è piena di gente che ha realizzato un singolo e poi è sparita.
Infine, lascia intravedere qualcosa delle novità previste per l’edizione di quest’anno:
Quest’anno qualcosa cambieremo. X Factor è un “supercannone” e la sfida è portarlo vicino alla nostra sensibilità, fargli cambiare rotta.