Ma Lorella non era una ballerina?
La Lorella nazionale – il nome è così poco comune che si diventa "nazionali" per forza – cerca un pomeriggio domenicale simile a quello che è stato, per qualche anno, del suo padre putativo Pippo Baudo: invita sedicenti amici impegnati a pubblicizzare se stessi o qualcosa che ne parli, in memoria dei tempi passati. Si raccolgono spettatori che non hanno il coraggio di spegnere l'apparecchio, causa telecomando guasto o, in alternativa, sonno. Passano inosservati, chi vede non ricorda, chi non vede non ne sente parlare. Christian De Sica (un “amico”) ieri a Così è la vita, col pretesto di informarci dell'uscita del suo ultimo film Buona giornata, pretendeva di raccontarci nuovamente gli stessi aneddoti su papà Vittorio (la scelta del luogo di vacanze in base alla presenza dei casinò è un evergreen). Il momento diventa piuttosto patetico quando De Sica si lancia in dissertazioni riguardanti la deriva culturale dei nostri tempi, sulle note del quando prima era prima e Roma era Roma (argomento caro anche a suo cognato Carlo Verdone).
Il quadretto è stucchevole e non poco. L'intervista si deve fare, poco importa su cosa. La Cuccarini ride a ruota libera, rimane ai margini per non invadere, perché De Sica si goda l'onore di passare per l'epigono artistico di suo padre. Non è colpa nè dell’una né dell’altro, si fa ciò che non si sa fare e, semmai, l'accusa è verso chi li mette insieme: che senso hanno i contenitori domenicali? La sintesi è di un continuum soporifero e aggraziato della vergognosa ora di pranzo messa in piedi da Giletti. Un fumoso pacchetto di inutilità, che passa come talk show. Ma Talk non vuol dire “parlare, chiacchierare” a vanvera, è sempre giusto precisarlo.
P.s. Affinché la polemica non sia vana, si consiglia alla Rai – Mediaset non si ritenga esente – di utilizzare i film di De Sica (inutile specificare che si parli di Vittorio) per riempire le nostre domeniche. Ne potremmo trarre tutti giovamento.