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Luigi Di Maio: “Retribuzioni? Esiste un caso Fazio in Rai”, il conduttore: “Disponibile a parlare”

Il vicepremier Di Maio ammette: “Esiste un caso Fazio in Rai” e si rimette “alla governance del servizio pubblico”. Il conduttore replica: “Ha la mia disponibilità a parlare di costi e ricavi”. Abbiamo per anni parlato di “editto bulgaro”, adesso rischiamo quasi di non accorgerci che, proprio sotto i nostri occhi, potrebbe ripetersi un nuovo pericoloso condizionamento dall’alto nei confronti della Rai e di uno dei suoi protagonisti.
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È singolare quello che è successo oggi. In Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il vicepremier Luigi Di Maio, nel rispondere alla senatrice di Forza Italia Maria Alessandra Gallone, che sosteneva l'esistenza di un "caso Fazio" circa il compenso del conduttore tv, ha confermato: "Se c'è un caso Fazio in Rai? Certo". 

Le parole di Luigi Di Maio

Il ministro dello Sviluppo Economico e vicepremier ha messo quindi di nuovo al centro la questione del compenso del giornalista e conduttore della Rai, che da tempo è oggetto di polemiche.

Auspico il prima possibile si possa ricostruire un po' di buonsenso rispetto alle retribuzioni, ma ovviamente non sta a me affrontare questa questione, riguarda l’ad Salini ed il direttore di rete. C’è un piano della precedente governance valido fino a marzo, ma è un tema che va affrontato e fa parte delle sensibilità che abbiamo trasmesso al management. Il nostro obiettivo è che le retribuzioni vengano assegnate e pagate senza un’ingegneria legata a società di produzione esterne.

La replica di Fabio Fazio

E il sollecito di Luigi Di Maio è stato tale, che lo stesso conduttore di "Che Tempo Che Fa" e "Che Fuori Tempo Che Fa" ha ritenuto giusto rispondere con una nota pubblica:

Gentile Sig. Ministro Di Maio,
colgo al volo il suo auspicio al buon senso e Le do tutta la mia sincera disponibilità sin d'ora a parlare di televisione, di costi e naturalmente di ricavi, di opportunità, di compensi e guadagni e di ogni aspetto che riguarda la produzione dei programmi, delle produzioni esterne e del mio lavoro. E soprattutto, se lo riterrà utile, a parlare di prodotto e di contenuto.
Fabio Fazio

Quanto costa Fabio Fazio

Come ben sintetizzato da Il Fatto lo scorso maggio, il quale cita documenti interni alla Rai dei quali è riuscito a venire in possesso, il compenso annuale di Fabio Fazio è pari a 2.240.000 milioni di euro annui lordi, stabilito dal contratto siglato nel 2017 per 64 puntate in cui figura come "conduttore, autore dei testi, consulente artistico e direttore artistico". Il contratto scade nel 2021. Il costo totale della produzione, compreso quindi il compenso di Fazio, è pari a 18.325.350 euro l'anno: 10.644.400, sono i soldi spesi per il primo anno, il resto è legato a costi di produzione, che vanno a Officina srl, la società che produce il format. La Rai sostiene una serie di costi interni, tra i quali quelli di scenografia, regia, redazione, trucco, riprese, per un totale di circa 5.4 milioni di euro.

Quanto fa guadagnare Fabio Fazio

La media di spesa a puntata è pari a 409mila euro, una cifra inferiore rispetto alla media di un qualsiasi programma di intrattenimento di prima serata, stimato ad 800mila euro. La stessa cifra a puntata di "Che Tempo Che Fa" è assai inferiore del costo medio per puntata di una fiction, che si aggira in media a 1.1 milioni di euro. Per 18.3 milioni di euro di costi annui, i ricavi stagionali totali corrisponderebbero a circa 20.3 milioni di euro, frutto di introiti pubblicitari calcolati su uno share medio del 18% per la prima parte e del 13% per la seconda. Numeri che il programma di Fabio Fazio non ha disatteso un anno fa, mentre quest'anno a dire il vero fatica a mantenere.

Il rischio di un nuovo editto bulgaro

Abbiamo per anni parlato di editto bulgaro, mischiando la rabbia al dispiacere, quando il 18 aprile 2002 l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sollecitava la "nuova dirigenza" a non permettere più "l'uso criminoso" del servizio pubblico da parte di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Adesso rischiamo quasi di non accorgerci che, proprio sotto i nostri occhi, potrebbe ripetersi un nuovo pericoloso condizionamento dall'alto nei confronti della Rai e dei suoi protagonisti. Quando una carica così alta dello Stato interviene su un singolo conduttore in Commissione di Vigilanza, parlando di "ingegneria super legale con la quale si paga" il conduttore, rimettendosi "alla governance della Rai" per le valutazioni del caso, appare palese una sorta di pressione e un richiamino a quel nefasto 2002.

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