Luca Ward: “La malattia di mia figlia mi ha reso un uomo più consapevole”
Da alcuni mesi Luca Ward, attore e tra i doppiatori più celebri nel panorama cinematografico e televisivo, ha deciso di esporsi pubblicamente, raccontando della malattia di sua figlia Luna. La sua secondogenita è affetta dalla Sindrome di Marfan, una malattia ereditaria del tessuto connettivo, causata da mutazioni del gene che codifica per la proteina detta fibrillina e può portare delle alterazioni del sistema nervoso centrale, dei vasi sanguigni, ma anche oculari oppure ossee.
Le parole di Luca Ward su sua figlia
Una vicenda personale complessa, delicata e dolorosa, alla quale Ward ha inizialmente reagito malissimo, come ha raccontato in passato, a dispetto di sua moglie che ha invece scelto di rinunciare alla sua carriera per seguire la bambina. Oggi però l'attore ha scelto di fare un passo in avanti anche per favorire una discussione sul tema e aiutare la ricerca. Lo ha spiegato anche in un'intervista al programma radiofonico I Lunatici, durante la quale oltre a ripercorrere alcuni momenti importanti della sua carriera, ha parlato proprio della vicenda di sua figlia
Luna, ed è la prima volta che ne parlo, lo abbiamo scoperto nove anni fa, ha sindrome di Marfan. La sua è stata quella che i medici hanno definito sfiga. Io mi sono accorto in questo anno terribile che la ricerca ha una serie di problematiche, soprattutto in Italia. Si danno pochi fondi, pochi soldi, i laboratori spesso rimangono fermi. I vaccini anti covid ci hanno dimostrato che se si vuole la scienza in pochi mesi può arrivare ai vaccini. E alcuni ricercatori mi hanno confermato che se ci fossero i fondi, si potrebbero trovare le cure con grande velocità. Mia figlia ha una malattia rara e spesso mi sono sentito dire ‘eh, sa, ha una malattia rara, dunque…', ma dunque che? Anche ci fosse una sola persona ad avere una malattia, noi dobbiamo e possiamo fare di più!
Un appello per la ricerca
Quindi Ward fa un appello per favorire non solo la ricerca, ma prima di tutto la partecipazione attiva in certi processi: "La ricerca va sostenuta, sempre, e noi possiamo farlo, noi semplici cittadini! Dobbiamo fare di più non possiamo sempre solo dare la colpa ai governi. La mia non è una battaglia, è una corsa per la vita, credo che noi dobbiamo tornare a partecipare. Quello che manca oggi è la partecipazione. I social ce l'hanno portata via. Dobbiamo partecipare nella vita reale, occuparci del sociale, della cosa pubblica, del bene comune. Mia figlia mi ha reso più forte. Mi ha reso un uomo più consapevole. Mi ha aperto gli occhi su tante cose. Anche se del sociale mi sono sempre occupato. La malattia di mia figlia mi ha cambiato, mi ha avvicinato al mondo ospedaliero, ai medici, agli infermieri, a un mondo che troppo spesso dimentichiamo e che non va dimenticato".