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“Lost” compie dieci anni, ma pare sia nato solo ieri

Nel 2004 andava in onda in America, per la prima volta, il telefilm che ha cambiato le regole standard della serialità televisiva. Sei stagioni di pura passione, enigmi e un finale che non ha soddisfatto tutti.
A cura di Andrea Parrella
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Nel settembre del 2004 andava in onda, per la prima volta in America, quella che viene definita, quasi all'unanimità, la migliore serie televisiva mai concepita. "Lost" nasceva con grandi premesse, assolutamente confermate dal riscontro iniziale che il telefilm ebbe in America, dove i primi episodi giunsero a registrare punte di 16 milioni di telespettatori. Un po' in sordina esordì qui in Italia, trasmesso da una Rai2 ancora vigorosa (che oggi forse non sarebbe in grado di valorizzare un telefilm di tale portata). Scritto da J.J. Abrams, Damon Libelof e Jeffrey Lieber, è andato in onda per sei stagioni, potendosi vantare di rientrare in quel piccolo circoletto di serie relativamente brevi che non hanno mai esaurito la propria forza creativa, sempre in grado di esprimersi ad alti livelli.

Che siano trascorsi (quasi) dieci anni dall'inizio di quell'avventura rivoluzionaria per il modo di concepire le serie televisive (non proprio un anno zero ma quasi), è una cosa che dovrebbe far riflettere. Dieci anni sono tanti, ma sembrano tantissimi se rapportati alla capacità di saper ideare un racconto che non avrebbe alcun problema ad essere rimesso sugli schermi, in prima visione, da domani mattina. Perché "Lost" è stata, e forse rimarrà, una delle serie meglio riuscite della storia? Non solo perché ha risollevato le sorti della Abc, non solo per i dati d'ascolto registrati, ma più che altro per la varietà e la stratificazione del pubblico che è riuscito a raggiungere. Le ambientazioni hanno soddisfatto gli assetati di avventura, i dialoghi e la sceneggiatura i più raffinati appassionati, l'intreccio ha invece accontentato i seguaci di un genere più tendente al fantasy. Si potrebbe dire che "Lost" ha abbracciato le migliori intenzioni popolari senza mai abbandonare la vena filosofica che ne ispirava le basi. Fu il concretizzarsi della credibilità di autori che pensarono all'impensabile senza farsi prendere a calci dai produttori cui lo proposero. E' una serie televisiva davanti alla quale molti hanno continuato ad appassionarsi pur capendo sempre meno di quanto stesse accadendo.

E qui si apre il capitolo più contestato, quello del finale. E' stato troppo scontato? Troppo esplicito? Ha lasciato molti interrogativi? Ne ha lasciati pochi? Esaustivo o criptico? Non si entrerà nel merito di una definizione, se non altro perché si crede che pure il finale di Lost sia una trovata geniale per la quale i livelli interpretativi possono ammontare a decine. Si sa per certo che in qualunque modo fosse andata, avrebbe generato da una parte soddisfazione, dall'altra contrarietà. E in fondo va bene così. Gli attori della serie, che mai riusciranno a svestirsi dei panni dei loro personaggi, si reincontreranno per una reunion proprio in onore del decennale e, naturalmente, si comincia già a parlare di un possibile ritorno alle origini, uno spin off o comunque il sogno dell'emozione di rivederli tutti insieme davanti ad una cinepresa. Personalmente, si credono speranze vane, è molto improbabile che "Lost" possa avere un seguito di un qualsivoglia tipo e, d'altronde, in cuor suo nessuno ci spera veramente.

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