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Lerner e Formigoni: L’infedele al passato remoto

Il video della scorsa puntata de L’Infedele mostra il giornalista e il governatore “duellare” in diretta tv. Sono due scuole di pensiero, linguaggi antitetici simboli di un passatismo e una modernità che non trovano mai un punto d’incontro.
A cura di Andrea Parrella
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Lunedì sera a L'infedele si è capito che Gad Lerner abbia un'idea piuttosto arcaica di fare televisione: oltre a fare ancora delle domande, abitudine fastidiosa la sua, ha una tendenza di pensiero indirizzata ad uno stato di cose che è a dir poco passatista. Suo ospite per un confronto è Roberto Formigoni, governatore di regione Lombardia, coinvolto nell'ennesimo subbuglio mediatico  che riguarderebbe le sue vacanze con Daccò. Gad Lerner esordisce dando del Tu a Formigoni, memori di una conoscenza pressoché decennale. I toni sembrano pacati ma la cordialità si arresta proprio quando partono i quesiti. Quindi si passa al Lei. Poi più nulla. Questo perché Lerner vorrebbe dar vita ad un dialogo sì concertato, ma nel quale si confrontano due concezioni che in senso etico hanno posizioni antipodiche, opposte. Il senso dell'etica non è una scienza esatta, ognuno si avvale del proprio.

La vetustà di Gad si sviscera proprio qui: perché un confronto sia sostenibile, perché se ne esca vincitori non solo agli occhi di chi ascolta, ma anche di chi dovrebbe perdere, c'è bisogno di parlare la stessa lingua, perché chi perda avverta la sconfitta. Quando Lerner domanda al leader celeste delle sue frequentazioni assidue con personaggi promiscui come Daccò, l'altro risponde appellandosi alla presunzione di innocenza, accennando a vacanze di gruppo nelle quali c'è chi bada agli aerei, chi agli alberghi, chi ai ristoranti. Tira fuori il paragone con Qualcuno (Gesù ndr) che, a dispetto della sua integerrima condotta, avesse tra i suoi sodali un tizio losco e traditore.

L'immagine è quella di un cinese e un finnico che si chiedano reciprocamente come faccia l'altro a non capire la propria lingua. E' possibile che Roberto Formigoni non sia accusabile formalmente e giuridicamente di nulla, ma di certo gli si può condannare di tendere ad essere un modello perfetto, oltre che di mancanza di sobrietà, di quella bonifica culturale di un malcostume, oramai divenuto malcomune: Lerner provava solo a fargli luce sul fatto che non sia troppo esemplare che la cosa pubblica diventi il luogo in cui il guadagno maggiore per i suoi attori consista nell'avere meno spese; che sarebbe, quantomeno, sintomo di decenza evitare di ostentarlo. Il reato può esserci o meno, suona male uguale. Ma parlano due lingue diverse, Lerner a tentare disperatamente di farglielo capire, l'altro ad evitare accuratamente di farlo. In fondo, Formigoni è pur sempre un nostro prodotto.

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