Le Iene sul kanun, il codice albanese sulla vendetta personale
Le Iene continuano a spostare la loro attenzione all'estero, ma questa volta non parliamo di zone nucleari o quant'altro, bensì di un approfondimento sulle tradizioni di un paese vicino a noi, geograficamente e per circostanze migratorie. Gli albanesi, in Italia, sono davvero tanti, specie nel tacco dello stivale, più vicino alla loro terra natia e quindi primo punto dei loro attracchi, ma ben poco conosciamo di questo popolo.
In linee generali, si dice che sia un popolo fermo sulle proprie convinzioni e dal litigio facile, ma non facciamoci prendere da pregiudizi o pre-concetti e soprattutto non facciam di tutta l'erba un fascio: quello su cui l'inviato Viviani, lo stesso del servizio sulla prostituzione minorile, ha fatto luce è un codice albanese che vige nelle zone più arretrate del paese e che è stato da tempo abbandonato, nell'Albania moderata. Stiamo parlando del Kanun, istanza antica, fatta valere come legge, da un'esigua parte di popolazione. Ma in cosa consiste questo codice? Astrit Cela, dell'associazione" Albania e Futuro" la racconta ai microfoni del programma di Italia Uno: essa consiste nella vendetta personale da parte della famiglia della vittima, verso i parenti dell'omicida. La particolarità è proprio questa: non si parla dell'usanza, prima dei tempi delle legislazioni, di farsi giustizia da soli sui colpevoli, bensì del punire la famiglia del reo-confesso, che non ha colpe delle gesta del suo componente.
Questo kanun costringe i familiari dell'omicida, che intanto è correttamente punito dalla legge, a stare rinchiusi in casa, per anni, senza poter metter piede neanche fuori dal cancelletto della propria abitazione: pena, la morte! La iena Viviani, accompagnata da un volontario, che in questo momento aiuta ben 17 famiglie in questa situazione, va a trovare prima un uomo che non esce di casa da 6 anni, per un reato compiuto dal fratello, e poi una famiglia numerosa, dove il figlio maschio di 9 anni vive segregato da quando è nato. Dalla sete di vendetta dei familiari colpiti, sono risparmiate le donne, che possono condurre una vita libera. L'uomo, che rappresenta il primo caso, osservato in diretta da Le Iene, si consola coltivando il suo appezzamento di terra e mostra orgoglioso come mantiene il suo orticello. Racconta di aspettare il perdono della famiglia colpita, l'unica e sola capace di rompere questa sua prigione forzata, ma sembra giustificare la rabbia dei parenti della vittima di suo fratello.
Sicuramente, lo fa nel rispetto della tradizione quale è il kanun e poi perchè ormai è un'abitudine vivere nei suoi confini, ma ha avuto tempo di vedere il mondo e siam sicuri gli manchi: il piccolo della seconda famiglia, invece, ricorda un negozio di fiori e i palazzi, una fugace immagine del suo paese, mentre si recava in ospedale per la sua prima uscita. Dopo di che non ha visto più al di la del cancello. Ha un suo maestro privato, che si reca in casa per istruirlo, e gioca con amichetti e fratellini, all'interno della sua villetta. Forse non ha avuto tempo di percepire cosa fosse la libertà, ma è innata in noi la voglia di spazi e l ‘assenza di paletti e siam certi che la voglia di evadere si farà sentire ben presto nel ragazzino.
Non sembra avere fondamenta, ai nostri infedeli occhi, questa legge non scritta di vendetta personale, che viola i basilari codici di civiltà, che sono il vanto più grande della nostra società. E' davvero impensabile la volontà di far fuori i parenti dell'omicida di un nostro parente, perchè vicini al criminale e suoi consanguigni. Dal punto di vista psicologico, forse questo codice nasce dalla volontà papabile della famiglia colpita di far provare all' omicida lo stesso dolore che loro, per primi, hanno provato, ma chi siamo noi per porre fine alla vita di un uomo, colpevole di avere un parente squilibrato, o di tarpare le ali all'esistenza di un bambino? Sarà retorica, ma questo kanun è un ripagare l'assassino con la stessa moneta e un abbassarsi ai suoi livelli, così da sprofondare nel suo stesso degrado. Il programma tv di Italia 1, alla mail redazioneiene@mediaset.it, risponderà alle offerte di aiuto per le associazioni che sono al fianco di queste famiglie: non possiamo distruggere i loro codici, ma una sensibilizzazione a questa causa siam certi aiuterebbe alla riflessione e alla consapevolezza di quanto una legge possa violare diritti intoccabili!