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Le Iene show: la Tunisia conquista Fb e la rete, il video

Lucci intervista il rifugiato politico Osama e la sua famiglia: il rivoltoso Omar racconta come ha avuto inizio la ribellione e una donna della famiglia di Osama crede che Facebook abbia aiutato molto nel raccogliere i Tunisini intorno allo stesso obiettivo.
A cura di Marianna D Onghia
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Dopo lo sparo a Golia mentre si fingeva immigrato, Le Iene decidono di cambiar fronte e raccogliere le dichiarazioni dei tunisini ,piuttosto che indossare, scenicamente, i loro panni.

A intervistare alcuni protagonisti della rivolta è Lucci, che ricorda la ribellione del popolo nord africano come la promotrice delle successive rivoluzioni nel continente, tra le quali la più recente risulta quella libica.

Ad accendere la miccia della rivolta è stato Omar, studente tunisino che, dalla rivendicazione del suicidio di un venditore ambulante, colse il giusto pretesto per la protesta del popolo verso l'oppressione di Ben Alì.

Uno dei tanti a pagare le conseguenze del bavaglio del presidente tunisino è il principale protagonista del servizio de Le Iene, che viene seguito nel suo rimpatrio, dopo ben 15 anni di esilio. L'uomo, rifiugiato politico in Italia, si chiama Osama ed è in aeroporto, ansioso di fare ritorno nella sua terra e rincontrare, in special modo, la mamma e il nonno.

Il suo arrivo in Tunisia è commovente: ci sono davvero tutti, anche la zia più giovane dell'esiliato, che insieme alle altre donne, intona il verso di felicità delle tunisine, simile al suono delle vuvuzelas, ma meno stridente. Quella iena di Lucci approccia il  viaggio in Tunisia in maniera seriosa e interessata, consegnando al pubblico un reportage di alta televisione.

Arrivati a casa di Osama, l'inviato del programma di Italia Uno, raccoglie a turno le testimonianze dei familiari dell'ex rifugiato politico: uno di loro rivela che, durante la dittatura di Ben Alì, anche il proprio miglior amico poteva rivelarsi spia. Le donne, tra cui la zia giovane di Osama, mostrano un bel sorriso e un volto sereno: ora sono libere di indossare il velo, secondo i loro principi religiosi, e possono condividere pensieri per strada e  video e immagini sul web, senza la paura di andare incontro a conseguenze negative, come succedeva precedentemente alla rivolta. Un'altra donna della famiglia di Osama confessa che, esasperata, cominciò prima della fuga di Ben Alì a condividere su Facebook contenuti rivoltosi, ma ora ripensa a quei momenti con una tranquillità e una pace interiore, da poco ritrovata.

Sukaina è l'unica a non portare il velo e difende la sua scelta: è la più combattiva della famiglia e afferma di essere in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e nella punizione verso i cecchini che spararono sulla folla di manifestanti tunisini. Ha una "buona" parola per tutti, la donna, che vuole che l'Italia restituisca i soldi versati dal suo ex dittatore, nelle banche italiane, affinchè l'economia tunisina possa ripartire e che giudica insensate le lamentele dei paesi europei, polemici dinanzi alla migrazione di poche migliaia di tunisi, quando il paese di Sukina sembrerebbe ospitare mezzo milione di profughi libici.

Il volto della ribellione tunisina trova nella rinascita femminile un suo positivo connotato, ma non dimentichiamoci di Omar, "il rivoltoso", autore del discorso che diede il via alla rivolta. Lucci lo raggiunge insieme ad Osama e lo intervista: l'uomo racconta di aver cominciato con un verso del corano, che invocava la protezione di Allah, e di aver proseguito con inviti ad insistere, combattere, restare uniti e raggiungere la libertà, cacciando l'oppressore. La iena chiede al rivoltoso la usa idea di democrazia e Osama racconta che il suo movimento parla di pari diritti tra uomini e donne, di un Islam tollerante e non estremista e soprattutto discosta da se i suoi compagni l'associazione con il terrorismo.

Il video si conclude con una riflessione, che vede Lucci chiedersi cosa abbia favorito la rivolta e la ribelle Sukaina crede che blog e social network, come Facebook, abbiano mostrato, per primi, il disagio del popolo, che, rilevati  ideali, principi e battaglie comuni, ha trovato la forza e il coraggio di dire basta alla dittatura: un obiettivo raggiunto dai tunisini, uniti.

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