Le Iene fanno giustizia: Vera Emilio ai domiciliari
I giustizieri de Le Iene ce l'hanno fatta: il servizio della iena Paolo Calabresi sulle violenze di Vera Emilio ai danni della dipendente Sara ha portato alla luce un brutto episodio di lesione della dignità della persona, fisica e psicologica, sul posto di lavoro. Il lavoro de Le Iene ad aprile, consistito nel raccogliere le testimonianze della vittima e le risposte dell'autrice delle percosse, Vera Emilio, è stato accompagnato da sit-in, flash mob e costituzione di gruppi facebook contro la datrice di lavoro e a favore della dipendente Sara. Oggi, dopo 5 mesi, tutti coloro che hanno fatto loro questa battaglia possono gioire di una piccola vittoria, poichè il Gip di Roma, incaricato dal pm Antonio Calaresu, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di estorsione nei confronti di Vera Emilio, che sarà quindi chiamata a rispondere legalmente dei maltrattamenti alla ex dipendente Sara per costringerla alle dimissioni. Ma procediamo con calma, ricapitolando i momenti salienti della vicenda e le reazioni del web e delle parti.
Le Iene denunciano…
…Facebook risponde
Il servizio del programma d'inchiesta di Italia 1 suscita da subito l'indignazione di tanti internauti, che si uniscono in diversi gruppi contro Vera Emilio e a difesa di Sara. Pagine del social network che non si schierano solo nel caso specifico, ma che elevano la loro battaglia a lotta comune per la difesa della dignità del lavoratore. Mercoledì 13 aprile Le Iene parlano del caso e il sabato successivo viene organizzato un sit-in e flash-mob per impedire l'apertura dell'esercizio, con successo di pubblico e intenti. Un video amatoriale raccoglie in 0.30 secondi la partecipazione organizzata del 17 aprile 2011.
Chi ha seguito da subito la vicenda, riempie le bacheche dei gruppi contro Vera Emilio, quotidianamente, riportando anche le personali esperienze sul lavoro e unendosi alla voce coraggiosa di Sara.
Vera Emilio viene esonerata dall'incarico dalla responsabile di Calzedonia
Chi nel servizio sembrava non trovare le motivazioni necessarie per difendere Sara, paradossalmente, erano le colleghe della ragazza, preoccupate a difendere il posto di lavoro, anche a costo di mandar giù le terribili immagini delle percosse ai danni della vittima e la possibilità che si potessero ripetere. Tanti i commenti farciti di accuse di viltà, egoismo e omertà nei confronti delle colleghe, da parte del popolo di internet, anche se in tempi di crisi la decisione di mantenere a tutti i i costi il posto appare a tratti anche giustificabile.
E Vera Emilio? La donna, raggiunta da Calabresi presso la sua abitazione con tanto di mezzobusto di Mussolini all'entrata, con occhialoni da sole e sorriso sbilenco, negò tutto e se avesse potuto avrebbe anche negato l'esistenza di Sara, neanche degna di essere nominata nella sua difesa mezzo tv, ma forse alla vittima non dispiacerà. La Emilio appariva alle telecamere tranquilla e convinta della sua innocenza e come darle torto, dopo che pensava di essersi ingraziata i suoi dipendenti con il messaggio minatorio, postato su Facebook (pubblicato in maniera ingenua, visto che chi chiede il silenzio ha qualcosa da nascondere):
Chi la bocca la spalancò eccome fu una responsabile Calzedonia, marchio che detiene il franchising Tezenis: nel video risalente all'aprile 2011, la donna, inizialmente fischiata dalla gente accorsa, ha poi raccolto le acclamazioni dell'indecisa folla nel comunicare la sospensione dall'incarico di Vera Emilio.
Mese dopo mese, la vicenda assume connotazioni più definitive e legalmente perseguibili: la querela pervenuta ai Carabinieri ai danni della direttrice del Tezenis di Porta Roma viene accolta dal Tribunale di Roma e passa al vaglia del Gip incaricato, fino all'ordine di custodia cautelare deciso oggi dagli organi competenti ai danni di Vera Emilio. La battaglia di Sara non è ancora vinta, ma perlomeno è stata ascoltata e accolta, nonchè appoggiata da chi come lei vede giornalmente violata la sua dignità sul posto di lavoro. Il programma tv Le Iene si è fatto portavoce di un grido di dolore inascoltato, i social network hanno recepito la forza di questa voce e hanno speso la loro energia per renderla rumore assordante fino ad arrivare alle orecchie di chi doveva prendere una posizione in merito e che giustizia sia.