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Le Iene e le mani delle cosche sul gioco d’azzardo

La Iena Nadia Toffa indaga sul mondo del gioco, le patologie che comporta a chi incappa nelle sue maglie, ma soprattutto cerca di fare luce su quanto le cosche criminali influiscano nella gestione di questo ambito.
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Nadia Toffa è andata a scoprire il mondo delle slot machine con un servizio capace di andare oltre la questione ben nota dell'aspetto patologico, quello del vizio di chi cade nell'impossibilità di distaccarsi dal gioco spendendo quantità indescrivibili di danaro in tempi ridottissimi. Infati, la iena ha provato a far capire agli spettatori quale sia il vero perché della mania globale e del proliferare di locali su tutto il territorio che mettano i giocatori nelle condizioni di non potersi arrestare nella propria mania. Infatti la deduzione tratta è che lo stato non riesca a trarre, in effetti, un vantaggio così consistente rispetto a quella che pare essere la mole del danaro che circola nel mondo del gioco d'azzardo. Anzi, tutt'altro: la tassazione è molto bassa e buona parte degli incassi statali finisce nei progetti di riabilitazione dalla dipendenza.

La verità la racconta un pentito di ‘ndrangheta, che in sostanza spiega come la gestione di buona parte delle slot  e delle sale da gioco sia appannaggio delle cosche criminali. La questione è che, più che una semplice fonte di guadagno, la gestione del gioco permette alle organizzazioni criminali di avere tra le mani un enorme strumento di potere che concede di avere il controllo del territorio, delle persone. E' dunque abbastanza palese che un sistema apparentemente marcio speculi sulla vita e le difficoltà di migliaia di persone che spendono in gioco molto più di quanto potrebbero.

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