L’amore strappato, Arianna è ispirata ad Angela Lucanto: storia della bambina rapita dalla giustizia
Su Canale 5 la fiction L'amore strappato, diretta da Simona Izzo e Ricky Tognazzi e interpretata da Sabrina Ferilli ed Enzo Decaro. La miniserie in tre puntate è ispirata al libro ‘Rapita dalla giustizia‘, che narra la storia di Angela Lucanto: a 7 anni fu strappata alla sua famiglia e rinchiusa in un istituto dopo che suo padre era stato accusato (ingiustamente) di aver abusato di lei e di sua cugina. Nella fiction, Angela è interpretata dalle attrici Elena Minichiello e Francesca Di Maggio.
Elena Minichiello e Francesca Di Maggio sono Arianna
Il personaggio di Arianna è ritratto in due fasi della sua vita, a 7 e a 17 anni. Dunque, sono due le attrici chiamate a raccontare la sua storia. La prima è Elena Minichiello. La giovanissima attrice studia recitazione dal 2014. Ha già partecipato a film di successo come ‘A casa tutti bene’ di Gabriele Muccino. È anche nel cast del film (non ancora nelle sale) ‘Mio fratello rincorre i dinosauri’ di Stefano Cipani. A interpretare Arianna da adolescente, invece, è Francesca Di Maggio. Classe 1987, non è la prima volta che lavora con Ricky Tognazzi. L’attrice, infatti, ha già preso parte alla serie televisiva ‘La vita promessa’. Per il cinema, invece, ha recitato nei film ‘La bugia bianca’ di Giovanni Virgilio e ‘Acherontia’ di Francesco De Fazio. Il personaggio di Arianna, messo in scena da Elena Minichiello e Francesca Di Maggio, è ispirato alla vera storia di Angela Lucanto.
Angela Lucanto prelevata con la forza da scuola
L’incubo di Angela Lucanto ha avuto inizio il 24 novembre 1995. Quel venerdì, come tutte le mattine, si era recata a scuola e insieme alle sue compagne se ne stava silenziosa ad ascoltare la lezione. Era una giornata come tante. Niente che lasciasse presagire che la sua vita di bambina di 7 anni, di lì a poco sarebbe stata stravolta. L’attimo in cui tutto cambiò fu scandito dall’ingresso in classe di due carabinieri in divisa. Come i suoi compagni, anche la piccola Angela li guardò incuriosita e rimase perplessa quando li vide dirigersi verso di lei: “Mi presero con la forza e mi portarono in un istituto a Milano”, raccontò nel 2009 durante la presentazione del suo libro. Nessuna spiegazione, nessuna risposta. La signora Raffaella e il marito Salvatore, intanto, trascorrevano la mattinata immersi in quella monotona quotidianità, che solo qualche ora più tardi sarebbe diventata un lusso che non potevano più permettersi. Nel primo pomeriggio andarono a prendere Angela alla fermata del pulmino, ma la bambina non c’era. Di lì a poco l’angoscia si tramutò in disperazione.
Il fantasma mal interpretato e l’arresto di Salvatore
Ma cos’era successo? A spingere la prima tessera del domino furono le mani fragili e inconsapevoli di una cugina di Angela che all’epoca aveva 14 anni. La ragazza, che soffriva di disturbi mentali, accusò alcuni parenti, tra cui Salvatore, di averla molestata sessualmente. Aggiunse che il signor Lucanto si era spinto a molestare anche Angela. Così, la bambina si ritrovò circondata da persone che tentavano di farle ammettere gli abusi che in realtà il padre non aveva mai commesso. Ogni tentativo di farla parlare era accompagnato dall'illusoria promessa di poter tornare tra le braccia amorevoli di mamma Raffaella. Angela, 7 anni ma un carattere risoluto, non si piegò. Come ha raccontato la madre, in un’intervista rilasciata ad ‘Avvenire’, fu il disegno di un fantasma a portare all’arresto di suo marito:
“Una delle zelanti psicologhe che collaboravano con il pm con il compito di ‘far parlare’ la bambina, le chiese di disegnare un fantasmino e lei lo fece. Fu interpretato come simbolo fallico e mio marito il 26 gennaio 1996 alle 5 del mattino fu trascinato a San Vittore. Non capivamo cosa stesse accadendo, eravamo certi che in poche ore l’equivoco si sarebbe chiarito, invece restò in cella due anni e mezzo”.
L’istituto poi l’adozione: 10 anni di soprusi e bugie
La vita in istituto non fu affatto facile per Angela. Le permettevano di incontrare solo la cugina che aveva accusato suo padre. Mamma Raffaella, intanto, continuava a lottare per riavere sua figlia. Disperata, si incatenò fuori dall’istituto dove si trovava Angela. Così, la bambina venne trasferita da Milano a Genova. Lì le cose peggiorarono:
“Avevo 8 anni ed ero tra le bambine più grandi. La sveglia era alle 6. Dovevo lavare le bambine più piccole. Poi si mangiava, si lavavano i piatti e si puliva. Un giorno salutai un passante dalla finestra e subito dopo, l’istituto venne recintato con una rete per impedirci di guardare fuori. Io ero intollerante al latte e dissi di non poterlo bere perché stavo male. Allora mi tenevano senza mangiare, con davanti la tazza di latte fino a quando non lo bevevo. Se lavavi male i piatti o facevi qualcosa che non andava, ti facevano fare 100 flessioni. Se chiedevo dei miei genitori mi veniva detto che non mi cercavano e non si ricordavano nemmeno più di me”.
Il processo, finalmente, stabilì la verità. Salvatore passò da una condanna a 13 anni, all’assoluzione e dunque al riconoscimento della sua innocenza in secondo grado e in Cassazione. Ma le pratiche per l’adozione proseguirono e Angela fu affidata a una famiglia di Varese che, pur di convincerla a cambiare cognome, le comunicò che i suoi genitori erano morti.
Angela Lucanto riabbraccia la famiglia: l’incubo è finito
Gli anni passavano ma Salvatore e Raffaella continuavano l'infaticabile lotta per riabbracciare la loro bambina diventata ormai un’adolescente. Nel 2005, la svolta. Grazie a un documento appresero che la famiglia che aveva adottato Angela, era solita andare al mare ad Alassio. Così, i Lucanto setacciarono le spiagge, temevano di non riconoscerla ma appena papà Salvatore la vide, fu il cuore a dirgli che si trattava di sua figlia. Anche in quel momento, la loro priorità fu il bene di Angela. Resistettero alla tentazione di correrle incontro. Aspettarono il momento giusto e lasciarono che fosse il fratello Francesco ad avvicinarla. Poi, finalmente, il lieto fine. Mamma Raffaella ha raccontato:
“Suo fratello Francesco le ha rivolto la parola per la prima volta: temevamo non ci volesse più, invece ci aspettava da sempre. Appena entrata in casa è andata dritta a cercare le sue cose. Angela aveva 17 anni ed era adottata, le era vietato incontrarci e i magistrati le hanno fatto la guerra, ma appena ne ha compiuti 18 è tornata da noi”.
Quell'imperdonabile errore giudiziario non ha potuto nulla contro l'istinto di una madre e di un padre di proteggere la loro figlia. Quella bambina, uscita di casa 10 anni prima, è rientrata nella sua cameretta ormai donna, scuotendo la polvere del tempo rimasto sospeso tra il silenzio dei giochi e delle bambole. E la vita della famiglia Lucanto ha ripreso a scorrere.