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“Lady Oscar” in tv e l’impossibilità di cambiare canale

Il cartone animato cult degli anni ’80 continua a tenere adulti e bambini incollati al televisore, anche alle 8 del mattino. Merito sicuramente della potenza della storia e del personaggio di Oscar, emblema dei conflitti adolescenziali, ma anche del profondo legame affettivo che molti nutrono nei confronti dell’anime.
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"Lady Oscar" è sicuramente uno degli anime più amati in Italia, che, non a caso, negli anni '90 ha acquistato il primato di nazione europea con il maggior numero di repliche trasmesse. Repliche che, di fatto, non si sono praticamente mai interrotte. Lo conferma il fatto che, a 35 anni dalla prima messa in onda italiana (avvenuta il primo marzo 1982), Italia 1 ha deciso di omaggiarlo trasmettendolo alle 08:05 del mattino.

Un ritorno trionfale che, nonostante l'orario piuttosto scomodo, continua a tenere più di una generazione incollata al televisore. Può sembrare paradossale, ma basta farsi un giro sui social network per rendersi conto di come molti bambini e adolescenti degli anni '80 e '90, oggi adulti, studenti o lavoratori, da quando hanno appreso della messa in onda del cartone su Italia 1, si sveglino con il pensiero di accendere la tv, per potersi godere le intramontabili peripezie di madamigella Oscar e gli intrighi e gli scandali della corte di Versailles.

La cosa apparentemente più inspiegabile è che la maggior parte di loro, come la sottoscritta, conosce a memoria ogni singola battuta di tutte le 40 puntate, eppure non riesce proprio a resistere alla tentazione di sintonizzare il televisore su Italia 1 ogni mattina. Ma cosa c'è all'origine di questo impulso incontrollabile? Si tratta di un mero attaccamento alla dimensione del revival, che tanto piace negli ultimi tempi alle generazioni un po' nostalgiche degli attuali 30enni e 40enni (si pensi ai vari live action della Disney, tra cui il recente "La Bella e la Bestia"), o c'è qualcosa di più?

L'indiscutibile potenza della storia

"Lady Oscar" non è un semplice cartone. La sua protagonista è un simbolo: rappresenta l'incarnazione di quegli ideali di giustizia sociale, lealtà, onestà e integrità morale, che a noi adolescenti degli anni '80 e '90 apparivano assolutamente imprescindibili e che, benché in parte ridimensionati dallo scontrarsi con una realtà un po' più cinica e pragmatica di quella che sognavamo da bambini, continuano ad esercitare su di noi un indiscutibile fascino.

I triangoli amorosi, gli intrighi, la violenza, la morte: gli ingredienti per un prodotto fiction di successo ci sono tutti e sono sapientemente mescolati in una trama densa di avvenimenti e colpi di scena, che copre un arco temporale di quasi vent'anni (dall'arrivo di Maria Antonietta in Francia alla presa della Bastiglia). Sullo sfondo, gli eventi che alla fine del 1700 fecero precipitare la Nazione nel caos della Rivoluzione Francese, ossia il primo titanico scontro dell'epoca moderna tra classi sociali contrapposte. È dunque inevitabile che la rivoluzione, intesa come resa dei conti finale tra sfruttatori e sfruttati, continui ad esercitare un richiamo irresistibile per tutte le generazioni cresciute col mito della giustizia e del bene che alla fine trionfano.

Oscar: eroina moderna, simbolo dei conflitti adolescenziali

Il personaggio di Oscar, giovane nobildonna francese, alla quale è stata impartita un'educazione maschile per volere del padre, generale esasperato dalla mancanza di un erede maschio che potesse succedergli nella carriera militare, rappresenta un'assoluta novità per l'epoca in cui è stato realizzato l'anime. Fatta eccezione per la Simone de "Il tulipano nero – La stella della Senna", ambientato tra l'altro sempre nel periodo della Rivoluzione Francese, le protagoniste femminili dei cartoni animati precedenti erano sempre abbastanza subalterne, o comunque relegate nei ruoli di figlia, madre, moglie e sorella.

Oscar è stata dunque una figura decisamente d'avanguardia, capace di rompere gli schemi precostituiti. La sua sofferta emancipazione dal volere del padre e la progressiva presa di coscienza dell'identità sessuale femminile troppo a lungo repressa, l'hanno resa un modello per tanti giovani che, durante l'adolescenza, si trovavano ad avere duri contrasti con i genitori o a non accettare il proprio corpo e le proprie inclinazioni sessuali. Inoltre la sua fierezza e il suo coraggio e, al tempo stesso, la sua fragilità di donna spaventata dai propri sentimenti e la sua sensualità, mostrata nel celebre episodio del ballo a cui si reca in abiti femminili, le hanno conferito un fascino senza tempo, al quale risulta difficile sottrarsi.

Il rifiuto delle breaking news e dei talk show

La fascia oraria mattutina è dedicata in prevalenza dalle varie emittenti televisive alle breaking news o ai talk show di approfondimento. Non sempre, però, si ha voglia di di iniziare la giornata con uno sguardo sul mondo. Un cartone tanto amato, che ricorda il periodo felice dell'infanzia e della spensieratezza, può allora essere un'ottima soluzione. Inoltre, proprio perché conosciuto fin dei minimi dettagli, "Lady Oscar" non necessita di grande attenzione per essere seguito, ma può limitarsi a fare da sottofondo alle nostre normali operazioni del mattino, come la colazione, la preparazione del pranzo o di tutto ciò che occorre per trascorrere gran parte del giorno fuori casa.

Fedeli al ‘Je suis Oscar François de Jarjayes'

Per chi con Oscar François de Jarjayes c'è cresciuto, è difficile pensare che le avventure della propria beniamina possano affrontare l'ennesimo passaggio televisivo in propria assenza. Sembrerebbe un po' un tradimento. Ma c'è di più: più lo si guarda, più "Lady Oscar" pare smetta di essere un semplice cartone e diventi qualcosa che ci appartiene, che ci tocca nel profondo, che ci portiamo dentro, a dispetto di qualunque attribuzione di diritti televisivi e d'autore.

"Lady Oscar" non è di Ryoko Ikeda, che ha scritto il manga da cui è tratto, non è di Osamu Dezaki e Tadao Nagahama, che hanno diretto la versione televisiva, non è dei Cavalieri del Re e di Cristina D'Avena, che ne hanno interpretato le due fortunate sigle italiane, e non è nemmeno di Italia 1, che continua a mandarlo in onda dopo 35 anni: è tuo, dell'adolescente che sei stato, che si commuoveva ogni volta alla morte di André e di Oscar, e dell'adulto che sei, che non può smettere di guardarlo nonostante lo conosca a memoria, semplicemente perché in quel momento pensi di assistere alla messa in onda di un cartone cult e, contemporaneamente, a quella di una piccola parte di te.

"C'è gente che ama una persona tutta la vita senza che questa persona lo sappia", diceva Andrè, ed è solo una delle frasi senza tempo alle quali siamo aggrappati.

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