Lady Oscar e le tre sigle tv, quando la musica favorisce il cartone animato (VIDEO)
Lady Oscar, lo storico anime, il cartone animato giapponese che venne messo in onda per la prima volta in Italia nel 1982, deve il suo grande successo non soltanto alla fantastica storia di Oscar, la sesta figlia femmina del generale Reynier de Jarjayes, cresciuta come un maschio dopo l'ira di quest'ultimo e introdotta all'addestramento militare, diventando la più grande spadaccina di Francia. Chissà cosa ne sarebbe stato del cartone animato se non ci fosse stato il "tappeto musicale" di Riccardo Zara e dei suoi I cavalieri del Re ad aprirne la strada (la voce femminile era di Clara Serina, qui ai nostri microfoni), a creare attesa e intrattenimento già con quella sigla fantastica. Lady Oscar, questo il titolo della canzone, riuscì addirittura ad arrivare al settimo posto in hit parade come singolo, venendo successivamente incluso in una sorta di audiobook, La storia di Lady Oscar.
Gli anni Novanta. Negli anni successivi la serie cambiò titolo, diventando Una spada per Lady Oscar, fu modificato anche il montaggio e la sigla stessa cambiò nel testo e nell'interpretazione. Scritta da Alessandra Valeri Manera e musicata dal Maestro Ninni Carucci, l'interpretazione fu affidata prima ad Enzo Draghi (Bee Hive), con la seconda voce di Cristina d'Avena, mentre successivamente fu presentata una versione con la sola voce della seconda, andata in onda per tutto il corso degli anni Novanta. Per le repliche negli anni Duemila fu scelto di mandare in onda la sigla de I cavalieri del Re in apertura, mentre in chiusura quella cantata da Cristina d'Avena.
La curiosità. La sigla di Lady Oscar giocò davvero un ruolo fondamentale nello sviluppo del cartone in Italia, visto che al suo esordio in Giappone venne considerato come un fiasco totale, riuscendo ad essere riscoperto soltanto quando il suo autore, Shingo Araki, conquistò la notorietà grazie a Saint Seiya (i nostrani I Cavalieri dello Zodiaco). In Italia ci fu invece subito presa verso il grande pubblico, sin dalla sua prima messa in onda e, come detto, la scalata in classifica della prima sigla, contribuì sicuramente a fare da collante. Vale la pena sottolineare che l'Italia è anche stata la maggiore nazione europea ad aver replicato il cartone animato, seppur con una serie di censure a dialoghi ritenuti o troppo violenti o troppo spinti.
Un plauso dunque a Riccardo Zara e I cavalieri del Re, a Enzo Draghi e Cristina d'Avena che sono riusciti a lasciare una pietra miliare della storia del cartone animato in Italia. Lady Oscar oggi è un ricordo, un pensiero, è un sentimento che va molto oltre alla struttura bidimensionale sul quale è disegnato.